Scoliosi nei bambini: come farli crescere il più possibile sani e felici

La scoliosi è una patologia evolutiva, caratterizzata da una deformità strutturale della colonna vertebrale. Può insorgere fin da bambini e in base all’età in cui viene diagnosticata si può parlare di scoliosi infantile, puberale o adolescenziale; esistono anche scoliosi in età neonatale, anche se più rare, oppure addirittura scoliosi prenatali che si sviluppano durante la vita intrauterina. In questo articolo ti spiego come affrontarla.

January 19, 2022
Fisioterapia
Irene Saccani

Scoliosi nei bambini: aiutarli per una crescita migliore

La scoliosi è una patologia evolutiva, caratterizzata da una deformità strutturale della colonna vertebrale. 

Se compare in età pediatrica, ovvero attorno ai 6/7 anni, merita una particolare attenzione e un intervento tempestivo, perché essendo evolutiva ha ancora molto tempo per peggiorare. Dall’altro lato però, la buona notizia è che la scoliosi pediatrica è quella su cui è più possibile intervenire: in questa fase infatti la struttura ossea è ancora molto malleabile ed è possibile agire con la fisioterapia prima che si strutturi e si consolidi.

Caso più particolare è sicuramente quello della scoliosi infantile, forma più grave in cui la patologia si manifesta già attorno ai 2 o 3 anni e in cui risulta fondamentale rivolgersi a uno specialista tempestivamente.

Quali sono i sintomi della scoliosi? Come si riconosce? Come si arriva alla diagnosi?

La scoliosi purtroppo è una patologia silente, che non si manifesta attraverso sintomi e che è possibile riconoscere solo attraverso l’osservazione attenta del bambino. Durante lo sviluppo del bambino è importante infatti, osservare come si muove fin dalla tenerissima età. 

Prima della comparsa del cammino è già possibile vedere se il piccolo utilizza maggiormente una parte del corpo rispetto a un’altra, se ruota la testa sia a destra che a sinistra o se tende a tenerla sempre verso un lato e se è in grado di raddrizzare la schiena quando sta seduto o in piedi, o se tende a tenere il tronco inclinato.

Quando inizia a muovere i primi passi, camminare e poi correre, si può osservare l’appoggio dei piedini e notare se li tiene ruotati verso l’interno o ad esempio monitorare se si presentano problemi di coordinazione e equilibrio. 

Durante lo sviluppo è normale che ci siano fasi in cui il bambino cammina in modo più goffo e cada più spesso, per cui è importante lo sguardo di un pediatra o di un fisioterapista esperto per poter capire se necessita di approfondimento con uno specialista.

Attorno ai 6/7 anni si può iniziare a osservare la schiena del bambino, controllando l’altezza delle spalle e delle scapole o la presenza di eventuali asimmetrie a livello dei fianchi.

Nel caso in cui vengano riscontrati una o più differenze a questi livelli, si consiglia uno screening posturale con un fisioterapista esperto, che sarà in grado di eseguire alcuni semplici test per capire se è necessaria una visita specialistica e per rassicurarvi e spiegarvi in modo semplice e chiaro come è possibile intervenire.

Per arrivare a una diagnosi di scoliosi e identificare il trattamento più indicato infatti, è necessaria una visita specialistica con un ortopedico o un fisiatra e l’esecuzione di una radiografia della colonna

Solo attraverso questi due elementi è possibile avere una diagnosi accurata e impostare il programma fisioterapico più specifico ed adeguato. 

Cosa significa “principio di scoliosi”? Si può prevenire?

Per fare diagnosi di scoliosi esistono dei parametri e delle misure molto precisi che si riferiscono alla radiografia e ad alcuni test eseguibili sulla schiena del bambino.

Quando i parametri risultano sotto il valore soglia, ma è già possibile intravedere qualcosa in termini di rotazione e asimmetrie, si parla di “principio di scoliosi”

In questo caso spesso viene consigliata semplice attività sportiva per uno sviluppo della componente muscolare e un monitoraggio a 6 mesi per tenere sotto controllo la crescita e l’evoluzione del quadro.

In quel momento non è ancora possibile fare una diagnosi precisa e definire se si tratta di scoliosi o di atteggiamento scoliotico, ma in entrambi i casi tenere monitorata la situazione e intervenire tempestivamente può essere di grande aiuto.

Nel caso in cui dovesse trattarsi di vera e propria scoliosi infatti è possibile prevenirne il peggioramento, mentre nel caso in cui si tratti di atteggiamento scoliotico si può ottenere una vera e propria regressione della curva e evitare che si strutturi.

Quando è considerata grave? Quando bisogna preoccuparsi?

La gravità della scoliosi viene classificata in base ai gradi Cobb, misura che viene evidenziata dalla radiografia.

L’angolo di Cobb è l’angolo calcolato tracciando le rette perpendicolari alle vertebre più inclinate. E’ una misura che viene presa dall’ortopedico o dal fisiatra di riferimento e ci indica quanto è grave l’evoluzione della scoliosi.

L’angolo di Cobb è infatti uno dei fattori decisivi nella gestione della scoliosi ed è direttamente correlato a tutte le decisioni terapeutiche.

Una scoliosi è considerata grave quando l’angolo di Cobb è superiore ai 50°. In questi casi è quasi certo che la scoliosi progredirà in età adulta e determinerà problemi di salute e una riduzione della qualità di vita.

Ma come è possibile accorgersi tempestivamente della gravità della scoliosi?  E quando bisogna preoccuparsi?

Uno dei fattori più importanti per avere un’idea di come progredirà la curva è proprio l’età d’esordio della scoliosi. Quando la scoliosi è infantile e compare entro i 3 anni di vita, ci si trova di fronte sicuramente a una delle forme più aggressive di scoliosi. E' una patologia molto grave con ritmo di peggioramento proporzionale alla velocità di crescita di questo periodo di vita. Il primo anno può essere drammatico, a causa di un peggioramento della curva che può raddoppiare nel giro di pochi mesi. Possiamo infatti arrivare a curve di 80°-100° che vanno trattate il prima possibile.

Scoliosi nelle varie età

La scoliosi può essere classificata in tanti modi e in base a diversi fattori, uno dei quali è l’età in cui viene effettuata la diagnosi.

La classificazione cronologica, infatti, distingue l'età in cui la scoliosi viene diagnosticata (attenzione: non l'età in cui la scoliosi compare): 

  • infantile
  • giovanile
  • adolescenziale
  • adulta

Questa classificazione è importante perché più è lungo il tempo che intercorre tra la diagnosi di scoliosi e la maturità scheletrica (18-19 anni per le femmine, 20-21 anni per i maschi), più vi è il rischio di progressione e di sviluppare quindi una deformità grave.

Ecco allora che bisogna distinguere forme di scoliosi in bambini di:

  • 3 anni: questa forma (scoliosi infantile) è la più grave, ma è molto rara rispetto a quelle giovanili e adolescenziali e può presentarsi sotto l'anno di vita quando il bambino ancora non cammina. Nel primo anno un bambino cresce in media di 25 centimetri, mai così tanto in nessun altro momento della sua vita, nemmeno in adolescenza. Questo implica un peggioramento della scoliosi più rapido, tanto più quando il bambino comincia a camminare e la schiena collassa.
     
  • 6 anni - 10 anni: quando la scoliosi compare in questa età si parla di scoliosi giovanile. Si tratta di forme meno gravi ma che vanno tenute monitorate fin da subito in quanto il bambino ha ancora davanti a sè molti anni di crescita in altezza e questo implica una maggiore possibilità di peggioramento. Al tempo stesso corrisponde anche all’età in cui c’è più margine per intervenire con la fisioterapia e con maggiori possibilità di successo.
  • 11 - 12 anni: in questo caso si tratta di scoliosi adolescenziale. Questa è la fase più delicata, momento in cui i ragazzi vanno incontro al picco puberale, ovvero una rapida crescita in altezza accompagnata dallo sviluppo dei caratteri sessuali secondari e alla comparsa delle mestruazioni nella femmina. Questo è il momento in cui la scoliosi può essere più aggressiva, per cui è la fase in cui i ragazzi vanno tenuti monitorati più di frequente.
  • Dopo i 12-14 anni: dopo il picco puberale si parla ancora di scoliosi adolescenziale. Da un lato si può tirare un sospiro di sollievo in quanto il momento di crescita più aggressivo è già passato, ma dall’altro, in questa fase si ha meno margine temporale di intervento prima della maturità ossea e quindi prima che la scoliosi si strutturi. 
il periodo tra i 6 e i 10 anni corrisponde all’età in cui c’è più margine per intervenire con la fisioterapia e con maggiori possibilità di successo

Come si cura/corregge la scoliosi nei bambini? Esiste una terapia?

A questo punto la domanda sorge spontanea: come si cura la scoliosi nei bambini? Esiste una terapia?

La risposta è assolutamente si. Anzi, l’età evolutiva è proprio quella in cui è più possibile intervenire in caso di scoliosi. 

Nel momento in cui si raggiunge la maturità ossea infatti (18-20 anni circa), la scoliosi si struttura e quel punto non è più possibile “correggerla” ma solo curarne i sintomi come il dolore e la rigidità.

In età evolutiva invece lo scheletro è ancora malleabile, e se guidato durante la crescita nel modo corretto, può svilupparsi e adattarsi in modo più simmetrico.

Cosa fare allora?

Come dicevamo, nel caso in cui ci si trovi di fronte a una scoliosi infantile (in bambini con meno di 3 anni) è fondamentale rivolgersi a centri specialistici, perché in questi casi, così rari e drammatici, anche specialisti che curano le scoliosi idiopatiche spesso non hanno mai visto una scoliosi infantile. E' necessario intervenire tempestivamente, con una diagnosi accurata. Solitamente scoliosi così aggressive finiscono per l'essere operate, ma talvolta vengono anche consigliati percorsi non chirurgici in cui viene subito prescritto un corsetto.  E’ invece impossibile, per ovvi motivi, abbinare una terapia di esercizi in bambini così piccoli.

Nel caso invece di scoliosi giovanile o adolescenziale, sarà lo specialista di riferimento (ortopedico o fisiatra) a indicare il trattamento più indicato in base alla gravità e all’aggressività della curva.

Generalmente le strade che possono essere consigliate sono 3:

  • Intervento chirurgico: raro, viene indicato per le forme più gravi, quando l’angolo di Cobb è >50°
  • Corsetto: viene consigliato in scoliosi con angolo di Cobb>25°, solitamente l’indicazione è di indossarlo per 18 ore al giorno, ma anche questo dipende dall’entità della curva e dalla sua velocità di progressione. Ne esistono di diversi tipi e per saperne di più ti consiglio di leggere il nostro articolo a riguardo.
  • Fisioterapia: nelle forme di scoliosi sotto i 25° Cobb è possibile evitare l’utilizzo del corsetto grazie alla fisioterapia. Attraverso esercizi specifici di autocorrezione, di rinforzo e di allungamento muscolare è possibile infatti rallentare il decorso della curva e migliorare notevolmente tutte le conseguenze che essa comporta.
Attraverso esercizi specifici di autocorrezione, è possibile rallentare il decorso della curva e migliorare notevolmente tutte le conseguenze che essa comporta.

Quali sport può fare un bambino con la scoliosi? Il nuoto fa davvero bene?

E se si soffre di scoliosi, si può fare sport?

Come spiegato in questo articolo la risposta è si, se accompagnati da una fisioterapia specialistica.

Non esistono sport che curano la scoliosi, così come non ne esistono di controindicati in modo assoluto, ma la cosa più importante è che siano sempre supportati da esercizi specifici per la propria schiena.

Occorre sicuramente prestare particolare attenzione ad alcune attività sportive che sollecitano maggiormente la colonna e soprattutto essere seguiti dal fisioterapista durante l’età dello sviluppo.

L’unica vera controindicazione risulta essere quella relativa a sport agonistici di alto livello con sovraccarico della colonna e allenamenti intensi e duraturi. E un’attenzione particolare va prestata sicuramente a chi ha una forma grave di scoliosi e si troverà, o si è trovato, a dover affrontare un intervento chirurgico.

Esiste una ginnastica posturale per bambini? In cosa consiste?

Tanti genitori ci chiedono se esiste una ginnastica posturale specifica per bambini e la risposta è si. Per trattare le scoliosi in bambini e ragazzi esistono esercizi specifici di autocorrezione che vanno ad agire a livello posturale durante la crescita e permettono quindi di avere un’azione correttiva e evitare peggioramenti.

Questa ginnastica posturale consiste principalmente in:

Esercizi di autocorrezione: Gli esercizi di ginnastica correttiva sono anche chiamati esercizi di autocorrezione.

Inizialmente il trattamento avviene attraverso feedback tattili (appoggio della mano e spinte nella direzione di movimento richiesta)  o un comando verbale. In seguito si insegna al ragazzo a controllare la propria posizione e la propria postura attraverso l'utilizzo di un feedback visivo, ad esempio uno specchio. Sarà molto importante che nelle fasi iniziali del trattamento le correzioni avvengano sotto la supervisione di un fisioterapista esperto nel settore.

Nelle fasi iniziali del trattamento le correzioni avvengono sotto la supervisionedi un fisioterapista esperto

Esercizi di respirazione e allungamento muscolare

La maggior parte degli esercizi di riabilitazione posturale per scoliosi è associata alla respirazione diaframmatica. Proprio per questo motivo è importante nella fase iniziale della riabilitazione, imparare a respirare nella maniera più corretta con esercizi che vadano a stimolare il diaframma, l’espansione toracica e il controllo addominale in inspirazione ed espirazione.

Una volta imparata la respirazione più corretta, a questa vengono associati esercizi di allungamento muscolare, in particolare della catena cinetica posteriore, cioè di tutti i muscoli spinali della schiena, dei glutei e della muscolatura posteriore delle gambe.

La respirazione diaframmatica e l’allungamento muscolare sono un valido esercizio per la correzione di diverse tensioni dovute alla scoliosi.

Esercizi di rinforzo addominale, spinale e degli stabilizzatori di scapole e bacino

Gli esercizi di core-stability hanno l’obiettivo di rinforzare tutta la parete addominale; di conseguenza, un addome forte protegge maggiormente la colonna lombare da traumi, sforzi e sovraccarichi.

È importante abbinare vari esercizi di core-stability, per allenare tutti i muscoli addominali: 

  • Retto dell’addome
  • Obliqui dell’addome
  • Trasverso dell’addome

A questi vengono associati anche esercizi con lo scopo di allenare e rinforzare i muscoli paravertebrali, anche definiti muscoli spinali e gli stabilizzatori del bacino, con esercizi specifici come il ponte.

Il ponte è un esercizio utile e mirato al rinforzo degli stabilizzatori del bacino

Lo zaino pesante è un problema?

Spesso i genitori ci chiedono se gli zaini, sempre stracolmi, dei loro ragazzi possono essere la causa di mal di schiena o di patologie della colonna, quali scoliosi e ipercifosi.

In realtà non esistono studi in letteratura che lo confermino. La scoliosi è una patologia idiopatica,  di cui non si conosce la causa, spesso su base familiare con una precisa ereditarietà.

E’ invece determinante come viene portato lo zainetto e il peso che i nostri ragazzi devono trasportare: un peso, se mal portato, agisce negativamente e con forze di carico importanti sulla schiena aumentando il rischio d’insorgenza del dolore. 

Per capire se lo zaino è un problema per la schiena di tuo figlio partiamo da 3 semplici domande:

  • lo zaino di tuo figlio è più pesante del 15-20% del suo corpo? 
  • lo porta in spalla per più di 15-20 minuti consecutivi? 
  • tuo figlio arriva a casa o a scuola lamentandosi del mal di schiena? 

Se la risposta è no, fine del problema; se la risposta è sì, allora forse tuo figlio rientra in quel gruppo di ragazzi per i quali lo zaino pesante è realmente un problema, e quindi vale la pena cercare una soluzione.

Per avere dei consigli precisi su che tipo di zaino utilizzare e su come indossarlo per prevenire problemi alla schiena di tuo figlio, ti consigliamo la lettura di questo articolo. Qui troverai un semplice decalogo, con 10 regole fondamentali per scegliere lo zaino più adatto al vostro bambino.

E’ importante prestare attenzione a come viene portato lo zainetto e il peso che i nostri ragazzi devono trasportare

Come può venire spiegata la scoliosi ai bambini?

Il primo obiettivo da tenere in considerazione affinché il trattamento sia efficace è proprio quello di educare il bambino, ovvero spiegare e creare consapevolezza rispetto al problema che si trova a dover affrontare.

Rendere il bambino e il ragazzo protagonisti del loro percorso terapeutico è proprio una “scelta politica” della nostra struttura e crediamo che la partecipazione cosciente e voluta del paziente sia indispensabile, in quanto gli esercizi richiedono di essere fatti attivamente e con attenzione.

In questo parlare apertamente ovviamente ci vuole tutta l’attenzione e la sensibilità del caso. Si sta parlando con bambini e ragazzi in fase di crescita e è importante creare consapevolezza senza inutili terrorismi o ansie: risulterebbero solo nocivi e in tenera età non si ha ancora gli strumenti per affrontarli.

Ma in fondo parliamoci chiaro, chi di noi accetterebbe anche solo di affrontare un trattamento senza sapere perché, quali sono le conseguenze se lo si fa o meno, e senza essere soprattutto adeguatamente motivato? 

Se sono adolescenti a maggior ragione, siamo di fronte alla fase in cui è importante responsabilizzare e renderli protagonisti. Il momento più difficile infatti coincide sempre con l’adolescenza. E’ la stagione della vita in cui la personalità si forma e i genitori rimangono figure essenziali ma dalle quali ci si vuole e deve separare in modo più o meno deciso.

E’ il momento in cui comincia la battaglia, più o meno evidente, con i propri genitori. E’ il momento della scoperta del proprio corpo e dell’altro sesso. E’ il momento in cui un ragazzo difficilmente sopporta che si faccia qualcosa che lo riguarda al di sopra della sua testa e senza coinvolgerlo, soprattutto se si tratta della sua salute e del suo fisico, con cui ha già le sue difficoltà. 

E se sono bambini piccoli?  Nel trattamento della scoliosi bisogna considerare che saranno i futuri adolescenti. La relazione con l’adolescente si costruisce già con il bambino. E vi possiamo assicurare che i bambini sono altrettanto attenti, capiscono tutto ciò che viene spiegato loro con calma e serenità, ed è importante renderli consapevoli, senza creare ansie o ossessioni, ma con il giusto coinvolgimento e impegno anche da parte loro.

In ogni caso, in qualunque momento ci si trovi a dover affrontare la scoliosi, ciò che è essenziale è il patto terapeutico tra fisioterapista e paziente, anche con la mediazione dei genitori, ma mai senza il paziente. 

Il patto terapeutico viene portato avanti per tutto il percorso, che è lungo e vedrà fasi più difficili e momenti in cui sarà necessario fare sacrifici che si devono fare pur di portare a casa il risultato. Ed il patto si fa in due: fisioterapista e paziente.

Durante questo percorso, come nella vita, non conta solo il risultato finale ma ancor di più come si è combattuto: sappiamo che non si può vincere sempre, tuttavia se ci si arrende prima di cominciare non si potrà mai vincere. Ed ecco allora che la scoliosi, soprattutto quella che interviene presto durante la crescita, è sì una prova dura ma può diventare, nostro malgrado, uno strumento formidabile di crescita equilibrata, che consenta di riconoscere l’importanza dell’aiuto esterno di un fisioterapista e della capacità di trovare dentro di sé le risorse per affrontare la terapia.

Come spiegare allora la scoliosi ai bambini?

I bambini apprendono soprattutto attraverso gli stimoli visivi. Ecco allora che l’utilizzo dello specchio diventa molto importante, soprattutto nella prima fase del trattamento. 

Lo specchio quadrettato è il miglior feedback visivo che possiamo sfruttare; grazie ad esso è possibile osservare e mostrare al bambino le asimmetrie del corpo presenti, migliorare la percezione di sè e infine correggere la postura.

L’altro elemento fondamentale per il coinvolgimento del bambino è il gioco. 

Impostando la fisioterapia a piccoli gruppi (massimo 2 o 3 bambini per volta) e utilizzando la creatività nel presentare gli esercizi come una sorta di gioco, renderà il trattamento più piacevole e aiuterà a consolidare quel patto teraputico,che come dicevamo è fondamentale per la buona riuscita del percorso. 

Conclusioni sulla scoliosi nei bambini

In conclusione, la scoliosi è una patologia evolutiva, caratterizzata da una deformità strutturale della colonna vertebrale e può insorgere fin da bambini.

Purtroppo è una patologia silente, che non si manifesta attraverso sintomi e che è possibile riconoscere solo attraverso l’osservazione attenta del bambino durante le varie fasi dello sviluppo.

Per capire la gravità e l’aggressività della scoliosi è importante sapere che più è lungo il tempo che intercorre tra la diagnosi di scoliosi e la maturità scheletrica (18-19 anni per le femmine, 20-21 anni per i maschi), più vi è il rischio di progressione e di sviluppare quindi una deformità grave.

Ecco perché per le forme più rare e gravi di scoliosi infantile, che compaiono prima dei 3 anni di età, è fondamentale rivolgersi a centri superspecializzati.

Per le scoliosi giovanili e dei ragazzi invece (dai 6-7 anni in su), la situazione è più frequente e è importante intervenire tempestivamente. In questi casi sarà lo specialista di riferimento (ortopedico o fisiatra) a indicare il trattamento più indicato in base alla gravità e all’aggressività della curva: intervento chirurgico, per le forme più gravi con angolo di Cobb è >50°, corsetto, con angolo di Cobb>25° o fisioterapia, per tutte quelle forme di scoliosi con angolo di Cobb <25°.

In quest'ultimo caso esistono esercizi specifici di ginnastica correttiva che è fondamentale vengano indicati da personale specializzato e esperto.

Qualunque sia il percorso terapeutico che il bambino o il ragazzo dovranno seguire, è molto importante che il paziente sia reso protagonista partecipe e consapevole del suo trattamento. Lasciamoci stupire dai nostri bambini e ragazzi e non pensiamo che siano troppo piccoli per capire.

Bibliografia

Irene Saccani

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