Busto (corsetto) ortopedico per la scoliosi: non è un nemico, ecco come ti aiuterà

Il busto ortopedico è un dispositivo applicato all’esterno del corpo che esercita spinte meccaniche tese ad agire meccanicamente sul tronco del paziente per sostenere, correggere e agevolare determinate funzioni della colonna in caso di scoliosi. In questo articolo ti voglio spiegare come potrà esserti di aiuto.

January 18, 2022
Fisioterapia
Irene Saccani

Busto o corsetto ortopedico: come trovare il modello che fa per Te

La scoliosi idiopatica è una patologia che comporta una crescita anomala della colonna vertebrale sui tre piani dello spazio. 

Si tratta di una patologia evolutiva: una volta che la curva si presenta, per tutto il tempo dello sviluppo le vertebre andranno incontro a una deformazione. 

Lo scopo principale della terapia è quello di offrire alla schiena dei bambini e dei ragazzi una buona funzionalità in età adulta, arrivando a fine crescita con una colonna sana e funzionale e non necessariamente perfettamente diritta.

Il trattamento ha quindi l’obiettivo di limitare il naturale peggioramento delle curve e arrestare la progressione con terapie che siano proporzionate alla gravità della patologia.

In base all’entità della scoliosi, tre sono gli strumenti fondamentali a disposizione: 

Per valutare se sia necessario prescrivere un corsetto, il medico tiene conto di diversi fattori, come:

  • l’entità della curva (attraverso l’angolo di Cobb)
  • la maturità ossea 
  • le asimmetrie presenti.

Come valori di riferimento si può dire che il trattamento con busti e/o gessi si prescrive per scoliosi con Angolo di Cobb>25° fino ad arrivare a valori di 40°- 45°, oltre i quali si ritiene necessario l’intervento chirurgico.

Per limitare il naturale peggioramento delle curve e arrestare la progressione della scoliosi, talvolta può essere necessario l’utilizzo di un busto ortopedico.

Esistono moltissime tipologie di corsetto e in questo articolo andremo a descrivere le caratteristiche di ognuno e quali sono più indicati per determinati tipi di scoliosi rispetto ad altri.

Ciò che è fondamentale tenere in considerazione per la buona riuscita della terapia è che non è solo il tipo di busto a fare la differenza, ma anche il numero di ore di utilizzo e la compliance del paziente, ovvero quanto il ragazzo accetta e è in grado di indossare il corsetto durante il giorno

In questo articolo approfondiremo questi aspetti e vedremo alcuni consigli utili e concreti da applicare nella quotidianità per rendere più tollerabile e efficace l’utilizzo del corsetto.

Come funziona/cosa fa di preciso il busto? 

Il busto ortopedico è un dispositivo applicato all’esterno del corpo che esercita spinte meccaniche tese ad agire meccanicamente sul tronco del paziente per sostenere, correggere e agevolare determinate funzioni della colonna in caso di scoliosi. 

Il busto viene indicato per il trattamento di scoliosi idiopatica lombare, dorsale o dorso lombare. Si tratta di un supporto di tipo rigido o semirigido, che deve essere necessariamente progettato e costruito su misura per il paziente. 

Il funzionamento è piuttosto semplice: il corsetto esercita una data pressione sulle zone incurvate della colonna vertebrale per spingerle a ripristinare la sua forma naturale. Allo stesso tempo sostiene e toglie peso dalle zone che invece non dovrebbero essere sovraccaricate.

Una volta che l’ortopedico o il fisiatra di riferimento stabiliscono che è necessario intervenire con un corsetto, il passaggio successivo che andranno a fare è quello di osservare attentamente le radiografie e prescrivere la tipologia di corsetto più adatta alla schiena del ragazzo, specificando con molta precisione in che punti applicare le spinte affinché la scoliosi venga corretta.

In base al numero di curve presenti, all’entità dell’angolo di Cobb e alla posizione della vertebra apice della curva, le spinte saranno posizionate in un punto piuttosto che in un altro.

A quel punto, grazie alle indicazioni del medico ortopedico, il tecnico ortopedico avrà il compito di prendere le misure del ragazzo e procurare un busto che sia personalizzato e fatto su misura per lui.

Di solito viene data indicazione di indossarlo diverse ore al giorno fino alla maturità ossea, ma sarà compito dell’ortopedico e del tecnico ortopedico rivalutare frequentemente (ogni 6 mesi circa) il corsetto, e controllare che la misura sia sempre quella adatta alla correzione della curva. 

L’ortopedico osserverà attentamente la radiografia per prescrivere la tipologia di corsetto più adatta

Il busto cura oppure risolve la scoliosi?

Il busto risolverà la scoliosi di mio figlio? Quando avrà smesso di portarlo sarà risolta?

Queste sono le domande che spesso i genitori dei nostri ragazzi ci pongono nel momento in cui scoprono che i loro figli dovranno indossare il corsetto, e il più delle volte il nostro compito è quello di ricordare loro quale è l’obiettivo della terapia.

Quando si intraprende un percorso terapeutico di questo tipo è fondamentale infatti ricordarsi che l’obiettivo ultimo del trattamento della scoliosi è quello di arrestare la progressione della curva e evitarne il peggioramento

Si può parlare di successo terapeutico infatti, se in seguito alla crescita del ragazzo si ottiene una stabilizzazione della scoliosi e si riesce a bloccarne l’evoluzione. Solo in rari casi si può arrivare persino a un miglioramento a livello radiografico, ma è importante che le aspettative del genitore e del ragazzo siano realistiche.

Quello che si può ottenere però è senza dubbio un miglioramento in termini di estetica e di funzionalità, ma soprattutto una prevenzione rispetto a dolori in età adulta e al peggioramento della scoliosi, che sicuramente se non si agisce con la terapia ci sarà.

Per ottenere il miglior risultato possibile però si può fare molto e l’entità dell’esito della terapia non è dettata dal caso, ma spesso il ragazzo ne è il protagonista e può aumentare l’azione del busto con le giuste attenzioni.

Spesso il ragazzo è il protagonista della terapia e può aumentare l’azione del busto con le giuste attenzioni.

La prescrizione del corsetto infatti è sempre affiancata a quella di esercizi fisioterapici specifici: esercizi di autocorrezione e stabilizzazione della colonna vertebrale che, con un allenamento quotidiano di 15-20 minuti, insegnano ai pazienti a ricercare di frequente l’autocorrezione nelle ore di libertà dal corsetto.

Nel momento in cui il corsetto viene tolto, la loro personale autocorrezione fatta in maniera ‘volontaria ed attiva’ deve agire come il corsetto stesso, permettendo proprio durante questa delicata fase di evitare che la schiena crolli di nuovo in direzione delle curve.

Questo può essere di grande aiuto per l’azione del busto e permettere un recupero più veloce.

L’unione fa la forza: costanza e precisione nell’ indossamento del corsetto e nell’esecuzione degli esercizi specifici favoriscono il successo della terapia; successo che non coincide esclusivamente con la correzione in gradi della curva stessa, ma anche semplicemente con la stabilizzazione dei gradi e la ‘frenata’ della sua tendenza a peggiorare durante la crescita.

É possibile curare la scoliosi senza busto?

Quando deve venire portato un corsetto? Ci sono casi in cui se ne può fare a meno? Quale curva deve presentare la schiena?

Queste sono alcune delle tante domande che spesso si fanno i ragazzi e i loro genitori una volta ricevuta la diagnosi di scoliosi, e a volte purtroppo non trovano una risposta chiara. 

Partiamo dal presupposto che ogni valutazione è molto soggettiva, in quanto dipende:

  • dall’entità della curva (Angolo di Cobb), 
  • dall’aggressività della scoliosi, 
  • dalla fase di maturità ossea in cui si è, 
  • dai fattori di rischio di peggioramento (come la familiarità) e 
  • dalla compliance dei pazienti/genitori.

Sappiamo dalla letteratura che le scoliosi sopra i 30° Cobb in età adulta possono continuare ad evolvere e creare problemi quali ad esempio il mal di schiena. 

Questa probabilità aumenta progressivamente quando ci allontaniamo in crescendo dalla soglia dei 30° fino a diventare quasi una certezza in scoliosi di 45°-50° per cui è stata fissata la soglia della chirurgia.

Pertanto l’obiettivo del trattamento è quello, per quanto possibile, di arrivare a fine crescita (Risser 5) con una scoliosi sotto i 30° o il più possibile non oltre a tale gradazione.

Ecco allora che la terapia segue degli step precisi in base alla gravità della scoliosi che ovviamente vengono gestiti dal medico anche sulla base di diversi altri fattori:

  • Scoliosi <13-15° osservazione o fisioterapia se ci sono fattori di rischio di peggioramento significativo;
  • Scoliosi <20° esercizi con controlli a 6 mesi o in base alla spinta puberale
  • Scoliosi tra 20°e 25° si può scegliere tra fisioterapia e corsetto elastico (raramente rigido) in base alla spinta puberale e all’entità delle asimmetrie presenti a livello estetico. Il dosaggio (numero di ore in cui andrà indossato) sarà valutato dall’ortopedico o dallo specialista di riferimento.
  • Scoliosi tra 25°e 30° corsetto elastico o rigido con dosaggio in base alla spinta puberale e alla rigidità della curva, può essere a tempo pieno 23/24 ore o parziale 18/24 ore;
  • Scoliosi >30° corsetto rigido in base alla spinta puberale e la rigidità della curva, a volte a tempo pieno (diventa certamente a tempo pieno oltre i 35°-40°)
  • Scoliosi sopra i 45/50°: intervento chirurgico

Per tutti questi motivi possiamo dire che esistono casi in cui è chiaro che il corsetto è la terapia migliore che si possa consigliare al ragazzo e quella più indicata per arrestare la progressione della sua curva (solitamente quando ci si trova tra i 25 e i 45° Cobb).

Ma al tempo stesso è importante anche tenere presente che, soprattutto per chi si trova in situazioni intermedie tra una soglia e l’altra, la soluzione non viene stabilita in modo così matematico, ma tenendo in considerazione tanti altri fattori.

Primo tra tutti ad esempio è la compliance del paziente: per pazienti con curve tra i 25-30° infatti, spesso può essere molto più efficace una fisioterapia vissuta con più frequenza e responsabilità da parte del ragazzo, piuttosto che un corsetto non accettato e che poi viene indossato solo qualche ora al giorno.

Tipologie di corsetto

Il corsetto è uno strumento utilizzato da anni per contrastare l’evoluzione della scoliosi.

Spesso viene nominato in vari modi: chi lo chiama busto, chi corsetto… e può essere costruito in materiali diversi: in plastica, con parti metalliche, in parte in cuoio oppure totalmente con elastici e stoffa. Ne esistono tanti modelli: Cheneau, Sforzesco, PASB , Lapadula, Maguelone... per non parlare delle varie tipologie che esistono dello stesso modello.  

Insomma una vera e propria “giungla” di termini in cui un genitore si ritrova improvvisamente a vagare, dopo aver ricevuto una  diagnosi di scoliosi e un’indicazione di trattamento con corsetto.

Perché sembra esserci tanta confusione?

In realtà non c’è confusione, esistono solo diversi modelli creati tutti con lo stesso scopo: quello di imporre il miglior allineamento possibile alla colonna vertebrale, in modo da contrastare l’evoluzione della patologia che si manifesta  con un progressivo  disallineamento delle vertebre.

Ci sono molteplici situazioni e casi diversi da paziente a paziente, che richiedono una scelta specifica di corsetto e sarà il medico specialista a scegliere la tipologia di busto e le caratteristiche costruttive più indicate per il ragazzo, in base a un’analisi accurata della tipologia del problema, della gravità della patologia, del rischio evolutivo e della dimestichezza nell’utilizzo di uno strumento rispetto ad un altro.

Una cosa che è emersa dagli studi più recenti infatti, è che non sembrano esserci differenze significative in termini di efficacia tra l’utilizzo di uno specifico tipo di corsetto o un altro, ma quello che viene raccomandato è che l’ortopedico e il tecnico ortopedico di riferimento prescrivano busti con cui hanno una certa dimestichezza e che sono più abituati a valutare e modificare.

In ogni caso proveremo a fare un breve elenco dei principali corsetti esistenti oggi e una sintesi delle differenze presenti tra uno e l’altro.

Innanzitutto occorre classificare i corsetti in tre grandi tipologie:

  • Elastici: è indicato soprattutto nei bambini con gradi non troppo elevati di scoliosi (25-30°), per favorire la possibilità di movimento e la crescita in attesa di posizionare in futuro un corsetto più rigido. In alternativa viene consigliato a adolescenti con scoliosi tra i 20-25° dove si ritiene di poter evitare l’utilizzo di un busto per la schiena più rigido.
  • Semirigidi/rigidi: sono corsetti che sostengono la schiena e ne correggono le deformità in modo più intenso rispetto a quelli elastici e per questo vengono indicati soprattutto in scoliosi giovanili e adolescenziali dai 25° in su.
  • Gessati: utilizzati solo nei casi di scoliosi infantili in cui le curve risultano di grado elevato fin da subito. Sono ortesi molto invasive, che comportano una completa immobilizzazione della colonna e richiedono ricovero e sedazione, e la gestione giornaliera decisamente meno comoda soprattutto per quel che riguarda l’igiene. Lo scopo è quello di ottenere subito un grosso miglioramento e poi controllarlo con i corsetti rigidi, ma con il passare degli anni è una soluzione che sta venendo proposta sempre più raramente e sostituita da un buon corsetto rigido (soprattutto a causa dei numerosi problemi cutanei che comporta, il notevole impatto psicologico, l’impossibilità di fare la doccia per mesi e i ripetuti ricoveri ospedalieri).


Immagine corsetto gessato


Ma ora vediamo un rapido elenco dei principali corsetti in commercio oggi, partendo dai più rigidi per arrivare a quelli più elastici:

Sforzesco

Busto ultra rigido, generalmente riservato a scoliosi più gravi o che presentano maggiore rigidità (ad esempio in ragazzi con una maturazione ossea più avanzata).

Essendo più rigido, lo Sforzesco ha dimostrato efficacia paragonabile ai vecchi gessi, con il grosso vantaggio di poterlo rimuovere per la doccia. Si tratta di un bivalva in materiale molto rigido collegato da cerniere posteriori per poterlo aprire, a volte con una barra in alluminio.

La rigidità viene realizzata con un esoscheletro totalmente aderente e simmetrico, in accordo alla teorica silhouette che dovrebbe avere il paziente senza scoliosi.

Le sue caratteristiche principali sono le seguenti:

  • Simmetrico: la costruzione esterna non è del tutto simmetrica, ma è in larga parte mantenuta la bassa visibilità e il teorico buon aspetto corporeo.
  • Tollerabile: Ciò che interessa maggiormente ai pazienti è di avere un corsetto che sia il meno visibile possibile, non di avere meno materiale addosso. Il corsetto Sforzesco ha un suo proprio design che lo rende esteticamente apprezzabile ed è per questo che i pazienti lo sentono come qualcosa che appartiene a loro. Questo è il principale risultato che permette di aumentare l’accettabilità, perseguendo la compliance e l’efficacia.
  • Rigido: Il materiale scelto e il tipo di costruzione permettono un'elevata rigidità che fornisce una maggiore efficacia di spinta rispetto agli altri corsetti.
  • Tridimensionalità: Il corsetto ha un’azione tridimensionale sulla colonna, tutte le sue caratteristiche sono state sviluppate con questo presupposto.
  • Attivo: Lo Sforzesco permette una totale libertà nei movimenti per tutti e quattro gli arti, così come la possibilità di un normale comportamento nell’esecuzione delle attività della vita quotidiana, ovviamente con l’esclusione della flessione, dei piegamenti laterali e delle rotazioni del tronco.

Immagine Corsetto Sforzesco

Didascalia: Corsetto Sforzesco: corsetto ultra rigido indicato per scoliosi gravi, ma al tempo stesso ben tollerato e poco visibile esternamente.

Lionese

Il corsetto tipo lionese è rigido e ha come scopo quello di mantenere la correzione ottenuta con corsetti gessati ed è stato costruito per riprodurre le forze di correzione. Ai lati di due aste posteriore ed anteriore, mediane rispetto al tronco, sono incernierati tutti i componenti del corsetto, sia quelli statici (presa a livello del bacino e stabilizzatori di spalla) che quelli dinamici (correzione dorsale e lombare, regolabili). 

Questo corsetto è indicato per scoliosi fino ai 40° e deve essere indossato subito dopo la rimozione del corsetto gessato e mantenuto sino a 12-18 mesi dopo il termine della maturazione ossea (Risser 5+): solo così potremo avere la sicurezza che le curve siano stabilizzate. Il corsetto deve essere portato 24 ore su 24 inizialmente e si procederà allo svezzamento con rimozione parziale progressiva sino al limite indicato.

Immagine - Corsetto Lionese

Didascalia: Corsetto Lionese, efficace su curve basse, attivo con specifici esercizi, ben tollerato dai pazienti ma più stretto sulla gabbia toracica rispetto ad altri corsetti.

Milwaukee

Corsetto rigido molto utilizzato in passato (oggi meno frequentemente) per scoliosi lombari, dorsali alte o toraco-lombari caratterizzate da un elevato grado di plasticità, indicato soprattutto per scoliosi con dorso piatto o curvo o in pazienti con deficit respiratori o cardiaci.

Questo perché, essendo poco stretto sulla gabbia toracica, ha minore influenza sulla naturale espansione polmonare nei giovani in accrescimento e stimola il naturale allungamento del tronco.

Il corsetto Milwaukee è ideato per curve comprese tra i 20 ed i 40° e il suo meccanismo da busto correttivo per scoliosi (anche lombare) è basato sull’elongazione del tronco e sulla correzione delle curve attraverso delle spinte situate sulle coste. 

Sfrutta, nella correzione delle curve scoliotiche, sia la trazione lungo l’asse del rachide, tramite appoggi sul bacino sulla testa e sul mento, che forze di spinta laterale, con appoggi sulle coste.

Tuttavia, se troppo alto e stretto, può provocare disturbi della mandibola, un appiattimento della curvatura della colonna vertebrale nella sua porzione toracica (dorso piatto) ed è scarsamente tollerato e accettato dagli adolescenti.

Corsetto Milwaukee, efficace su curve lombari, dorsali o dorso lombari, meno stretto a livello della gabbia toracica ma poco tollerato e accettato dai pazienti adolescenti

Cheneau

Busto rigido, allo stato attuale è il corsetto più diffusamente utilizzato

Indicato per le curve toraco-lombari, può essere realizzato su calco gessato o mediante scansione computerizzata (CAD-CAM). Generalmente ben tollerato.

All’interno di questa categoria si distinguono due tipi di corsetti completamente diversi: 

  1. il primo Cheneau, quello più storico, era tendenzialmente molto più simmetrico e invisibile, 
  2. l’ultimo Cheneau è marcatamente asimmetrico ed è il più usato al mondo: in Italia è usato sotto il nome di Cheneau 2000.

Il primo viene utilizzato soprattutto in ISICO (Istituto Scientifico Italiano Colonna Vertebrale) e è stato ribattezzato Sibilla-Chenau. Si tratta di un monovalva costruito in polietilene, tendenzialmente proposto in scoliosi meno gravi e con minore rigidità e viene preferito prima della pubertà.  

Corsetto Cheneau, rigido, attualmente il più diffuso. Generalmente ben tollerato

SpineCor

Lo SpineCor è un corsetto elastico correttivo a tutti gli effetti, formato da un cinturone come base di appoggio e da 4 fasce elastiche, che il terapista regola in base al paziente e alla sua situazione clinica.

Viene tipicamente prescritto nei casi in cui gli esercizi potrebbero non essere sufficienti a frenare l’evoluzione della curva scoliotica, ma la situazione non è così seria da richiedere il corsetto rigido.

E’ consigliato soprattutto nei bambini piccoli che probabilmente hanno davanti anni di terapia considerata l’attesa della fine della crescita, in questi casi solitamente i gradi non sono molti, intorno ai 25°/30° e c’è una buona elasticità della colonna. Risulta comunque un trattamento efficace anche nell’età adolescenziale e preadolescenziale.

Ha vantaggi e svantaggi, come ad esempio l’aspetto economico che certo non sottovalutiamo: attualmente infatti, il Sistema Sanitario Nazionale non riconosce questo strumento che, come gli apparecchi per i denti, viene di conseguenza pagato dalle famiglie.

Ma i vantaggi sono sicuramente numerosi e facilmente intuibili: i movimenti sono estremamente liberi, la schiena può crescere e svilupparsi in correzione sfruttando il movimento mantenendosi attiva ed in correzione in modo più armonico rispetto al corsetto rigido. Poter dare al corpo la possibilità di crescere senza questi inconvenienti e mantenendo sotto controllo la scoliosi non può che essere positivo e vantaggioso.

Lo Spinecor è stato introdotto in Italia dal gruppo Isico proprio per poter garantire uno strumento meno invasivo del corsetto rigido e più efficace dei soli esercizi per casi selezionati in cui fosse preferibile una via di mezzo tra queste due terapie. 

La qualità di vita garantita dallo Spinecor è sicuramente superiore a quella di un corsetto rigido, e non ci sono problemi particolari per la sua gestione nella vita quotidiana, sia per le esigenze fisiologiche sia per l’igiene personale. 

In ogni caso si deve tenere presente che l’efficacia dello SpineCor è leggermente inferiore a quella del corsetto rigido (per questo viene riservato ai casi meno gravi), ma può diventare superiore se viene effettivamente portato di più.

Ovviamente, il corsetto funziona solo se lo si porta e, più facilmente si nasconde sotto i vestiti, più viene portato.

Corsetto SpineCor, elastico, permette i movimenti, ben tollerato dai pazienti, indicato per scoliosi meno gravi

Il busto può essere pagato/sovvenzionato dall’ASL?

La domanda a questo punto é “Quanto costa un busto?”

In generale il costo di un corsetto ortopedico si aggira intorno ai 700 euro, ma può variare a seconda della casa produttrice e del modello. Tuttavia è importante ricordare che fino ai 18 anni, è possibile richiedere l’esenzione presso la ASL di competenza.

Le norme che regolamentano la prescrizione dei dispositivi protesici variano di regione in regione e in questo articolo ci soffermeremo su quelle che riguardano la Regione Lombardia.

In Lombardia, la prescrizione viene effettuata da un medico specialista prescrittore di una Struttura Ospedaliera pubblica,  privata accreditata o di un Istituto di Riabilitazione (IDR), iscritto all’Elenco medici specialisti prescrittori di dispositivi protesici durevoli dell’ASL di Milano e competente per la tipologia di menomazione o disabilità, sia durante un ricovero ospedaliero sia in regime ambulatoriale SSR.

Il paziente, munito dell'impegnativa rilasciata dal Medico di Medicina Generale/Pediatra di riferimento, deve effettuare una visita specialistica presso un medico specialista prescrittore del Servizio Sanitario, di norma scelto tra quelli di ospedale pubblico o privato accreditato inseriti nell’Elenco Prescrittori della propria ATS o delle altre ATS regionali, che redige la prescrizione on-line e rilascia l’originale all’assistito.

Con quest’ultima il cittadino può rivolgersi ad un fornitore/produttore autorizzato del territorio della propria ATS o delle altre ATS regionali (gli elenchi dei fornitori/produttori sono reperibili sui siti delle singole ATS).

Dopo che la ditta ha erogato gli ausili prescritti (entro i tempi di erogazione previsti dalla normativa vigente;  90 giorni per i presidi più complessi), a garanzia che la fornitura corrisponda a quanto prescritto e sia quindi adeguata alle necessità, il paziente deve rivolgersi al medico che ha rilasciato la prescrizione e che effettua il collaudo, possibilmente entro 20 giorni dalla consegna e previo appuntamento.

In questo modo è possibile che il busto sia sovvenzionato dall’ASST.

Per informazioni più dettagliate ti consigliamo di  consultare i siti web delle singole ATS e ASST.

Il corsetto: considerazioni specifiche riguardanti bambini, adolescenti e adulti

La prescrizione del corsetto è sempre un momento delicato: lo è per il bambino, lo è per il ragazzo, ma lo è anche per i genitori.

Che si tratti di un bambino o di un adolescente, il busto non è mai semplice da accettare, e ogni età ha le sue esigenze e i suoi bisogni. Per questo motivo è importante che l’ortopedico, il fisioterapista di riferimento, e se necessario lo psicologo, siano un buon supporto per il paziente e lo aiutino ad accettare il corsetto e viverlo come un valido aiuto piuttosto che come un nemico.

L’infanzia e il corsetto

I bambini, si sa, hanno bisogno di muoversi molto e di sentirsi liberi. E’ un’età in cui ancora non vivono la pressione del giudizio altrui, ma al tempo stesso hanno delle esigenze di movimento e fanno fatica a esprimere i loro bisogni a parole come può fare magari un adulto o un adolescente.

Per questo motivo è importante considerare corsetti elastici e facilmente regolabili nei casi più semplici. Nei casi più gravi però, essendo rapida l’evolutività e alto il rischio di peggioramento, purtroppo è necessario ricorrere a busti più rigidi con controlli e modifiche più frequenti e le alternative sono poche. È importante tenere a mente, però, che non utilizzarlo porterebbe sicuramente a problemi più seri e che è molto meglio ricorrere a una soluzione di questo tipo all’inizio e per un periodo minore, piuttosto che quando è troppo tardi e si dovrebbe poi arrivare a esiti più invasivi come l’intervento chirurgico.

Il busto e l’adolescenza

Adolescenza e corsetto non è sicuramente un binomio semplice da affrontare

L’adolescenza è un periodo di grandi cambiamenti, in cui tutto si modifica e si va incontro a  un momento di grande vulnerabilità. 

Il bisogno di indipendenza e autonomia spinge i ragazzi a prendere le distanze dai propri genitori, i coetanei acquisiscono sempre più importanza e diventano la base da cui partire per costruire la propria identità personale.

Ritrovarsi proprio in questo periodo della vita a dover indossare un corsetto rigido anche per più di 20 ore al giorno e a dover fare tutti i giorni gli esercizi specifici per la scoliosi rappresenta sicuramente una sfida.

Le emozioni che un ragazzo prova quando viene prescritto il corsetto sono tante e diverse per ognuno: c’è chi si arrabbia, chi è triste, chi ha paura e chi si vergogna.

Cosa diranno di me i miei amici vedendomi con il corsetto? Cosa penseranno se dovessero scoprire la mia scoliosi? 

Durante l’adolescenza, proprio perché stiamo scoprendo chi siamo, possiamo essere particolarmente sensibili al giudizio degli altri, vogliamo sentirci parte di un gruppo e temiamo di essere rifiutati.

Il corsetto in questi casi può essere avvertito come un ostacolo alle relazioni amicali e alle prime relazioni sentimentali. Ci sono ragazzi che cercano di nasconderlo sotto i vestiti, evitano il contatto fisico con gli altri o arrivano a evitare una serie di esperienze in cui il corsetto sarebbe visibile per forza.

Ecco allora che combattere la scoliosi durante l’adolescenza è un percorso difficile, lungo, a volte una vera propria sfida che vede protagonista il paziente; ma sotto la guida preziosa e competente del medico specialista, l’attenzione e la cura del fisioterapista, il supporto della famiglia, il ragazzo si sente davvero parte di una squadra e una volta capita l’importanza che questo percorso ha per il suo futuro, sarà il primo a sorprenderci e sorprendersi delle sue risorse e della sua capacità di vincere questa battaglia.

La prescrizione del corsetto è sempre un momento delicato: per questo motivo è importante che l’ortopedico, il fisioterapista di riferimento, e se necessario lo psicologo, siano un buon supporto per il ragazzo.

E qual'è la scelta migliore per gli adulti? 

E gli adulti affetti da scoliosi che cosa possono fare per la loro schiena? 

Spesso, in visita, ci viene chiesto dagli adulti se la possibilità di mettere un corsetto che in età adolescenziale hanno rifiutato con tutte le loro forze, a distanza di anni, può avere ancora senso per loro.

A quest’età la consapevolezza è maggiore e associata spesso a dolori fisici, per cui la richiesta di rimediare diventa un’urgenza.

In età adulta l’obiettivo principale è quello di monitorare la curva scoliotica per verificare che non peggiori negli anni. La letteratura riferisce che le scoliosi di lieve-media entità generalmente restano stabili, mentre le curve sopra i 30° possono evolvere  progressivamente nel tempo. Questo implica che anche da adulti è importante eseguire dei controlli periodici (almeno una volta ogni 2 anni) e una radiografia ogni 4-5 anni circa.

“Sento la necessità che qualcosa mi sorregga”, questa è la tipica frase che ci sentiamo ripetere dai nostri pazienti.

In questi casi possono essere di aiuto corsetti elastici o semirigidi che hanno come obiettivo quello di sostenere passivamente la schiena alleviando il dolore senza alcun obiettivo correttivo. 

L’unico scopo di questi corsetti è quello di dare un sostegno esterno al paziente, alleviando il dolore cronico e generalmente vengono indossati alcune ore della giornata, soprattutto nei momenti più impegnativi (come fare la spesa, cucinare, quando occorre stare alcune ore in piedi). 

Appena vengono indossati, il paziente percepisce da subito un miglior sostegno e l’aiuto che sta cercando.

Purtroppo ad oggi non esistono molti corsetti specifici per le scoliosi degli adulti, ma la ricerca fortunatamente va avanti e speriamo che un domani si possa trovare qualche valida soluzione anche in situazioni di questo tipo.

Quando e quanto va messo il busto nell’arco della giornata?

Una volta stabilita la necessità del corsetto e individuato quale tipologia potrebbe essere più indicata, vi starete chiedendo quante ore andrà indossato e quali sono le attenzioni da avere per gestirlo e conviverci al meglio.

Proviamo allora a fare un po’ di chiarezza.

Quante ore va indossato?

Le possibilità sono tante e variano in base al bisogno del paziente. In base all’entità della curva e alla sua aggressività l’ortopedico o lo specialista di riferimento potrebbero dare l’indicazione di:

  • Corsetto rigido durante la notte (8-12 ore al giorno): il busto notturno viene indossato primariamente a letto.
  • Corsetto rigido part time (12-20 ore al giorno): il corsetto viene indossato dopo scuola e la notte
  • Corsetto rigido full time (20-24 ore al giorno) o gesso: il corsetto va indossato tutto il giorno (a scuola, a casa, a letto, etc.). 

Quando e quanto posso rimuoverlo?

Una delle indicazioni più importanti che solitamente viene data è quella di fare un’unica pausa dal corsetto ogni giorno, mettendo insieme consecutivamente tutte le ore di libertà. 

Questo perchè, secondo uno studio recente, ci vogliono almeno due ore perchè la colonna vertebrale raggiunga la correzione desiderata dopo aver indossato il corsetto: i legamenti, le capsule articolari e i dischi presenti tra una vertebra e l’altra hanno delle proprietà viscoelastiche e impiegano del tempo ad adattarsi alla sollecitazioni a cui viene sottoposta la nostra colonna vertebrale. In pratica, la schiena non raggiunge la massima correzione appena indossato il corsetto, ma dopo almeno 2 ore.

Altra considerazione: quando ti togli il corsetto per fare la seduta di fisioterapia,se lo rimetti immediatamente terminata la ginnastica, considera questo tempo come se l’avessi tenuto, perchè anche se non lo stavi indossando hai eseguito dei movimenti di autocorrezione che riproducono la correzione ottenuta dal corsetto e questo è l’importante.

Come va indossato il corsetto (o busto) ortopedico?

Ciò che è fondamentale è che venga indossato in modo scrupoloso e costante per non compromettere l’efficacia della terapia e per far sì che si possa ottenere la migliore correzione possibile. 

Questo significa anche allacciare e stringere il corsetto nel modo corretto e indicato dall’ortopedico in fase di collaudo.  In questo modo risulterà meno visibile sotto i vestiti e si sposterà meno mentre si cammina, si corre o si sta seduti, provocando meno fastidio e dolore.

Un corsetto indossato troppo largo, invece, oltre a essere più visibile sotto i vestiti, risulta più fastidioso e meno efficace, compromettendo i risultati che si sarebbero ottenuti portandolo correttamente.

Un consiglio che diamo sempre è, non appena viene consegnato per la prima volta il corsetto, di arrivare rapidamente a indossarlo per le ore prescritte: prima lo indossi, prima ti abitui e prima inizi a migliorare.

Ma qual è il metodo più comodo per indossarlo in autonomia?

E’ sempre meglio infilarlo, poi distendersi su un pavimento o sul letto per stringerlo: da distesi le curve tendono a ridursi e il corsetto “stabilizza” la colonna vertebrale in una posizione migliore.

Subito dopo mangiato il corsetto potrebbe premere eccessivamente sull’addome: se dà fastidio si potrebbe allentare un po’ la chiusura, senza però toglierlo completamente.

Ogni quanto va cambiato?

Il corsetto deve essere cambiato periodicamente, non è possibile tenere lo stesso da inizio a fine terapia. Questo per tanti motivi, quello più ovvio essendo utilizzato tutti i giorni, per più ore al giorno, va incontro a usura, quindi rischia di potersi rompere o che alcune delle sue parti non siano più integre.

Un altro motivo, e forse il più importante, è che soprattutto il primo corsetto modella tanto la schiena dei ragazzi, di conseguenza già dopo pochi mesi è necessario costruirne uno nuovo per poter continuare a seguire i volumi della schiena stessa. Solo così il corsetto continua a fare il suo lavoro al massimo delle sue possibilità.

La schiena dei ragazzi cambia continuamente, non solo grazie al corsetto ma anche perché chi ne ha bisogno per la scoliosi di solito si trova in un periodo di crescita. Di solito il corsetto riesce a tollerare delle lievi variazioni di peso e di altezza, ma quando iniziano a essere importanti il corsetto diventa sempre più fastidioso, e a quel punto è bene iniziare a pensare di doverne fare uno nuovo.

Quali sono gli effetti collaterali del busto?

Il corsetto può provocare alcuni problemi che è bene saper gestire al più presto e in modo corretto, perché le situazioni non degenerino. 

Per questo motivo ecco una serie di consigli riguardanti l’uso del corsetto che potrai mettere in pratica non appena ti arriverà. 

Cura della pelle

I fastidi e le escoriazioni della pelle sono uno degli effetti collaterali più frequenti e per questo motivo occorre controllarla e proteggerla, in particolare nei primi tempi e nei punti in cui il corsetto preme maggiormente. 

Non è necessario usare creme, lozioni o borotalco, anche perchè questi prodotti tendono ad ammorbidire la pelle e quindi a renderla più fragile.

Il consiglio piuttosto è quello di applicare un po’ d’alcool su tutte le parti del corpo che sono maggiormente in contatto con il corsetto, in particolare sulle parti in cui la pressione è maggiore. L’alcool serve a rendere la pelle più dura e resistente. 

Se la cute si arrossa in modo eccessivo potrebbero essere utili, in attesa del controllo medico, prodotti a base di ossido di zinco

Se questi arrossamenti eccessivi o punti dolenti persistono, o la pelle si piaga, caso molto raro, rivolgiti subito al medico specialista per un controllo ed eventuali modifiche al corsetto.

Indossare sotto al corsetto una maglietta di cotone o di bambù possibilmente aderente e senza giunture laterali (eventualmente rovesciare la maglietta mettendo le cuciture all’esterno) può essere di aiuto a evitare questi effetti. In certi casi può essere utile attaccare al corsetto, nella parte ascellare, dei sottili salvaslip, che si possono cambiare frequentemente, soprattutto nel periodo estivo, quando si suda molto.

Igiene

E’ importante fare la doccia o il bagno tutti i giorni

Si consiglia di lavare la maglietta indossata sotto al corsetto con sapone neutro, per evitare problemi di allergie. 

Rotture e strappi

Se il corsetto ha delle barre puoi farle ricoprire con delle fasce, per non strappare vestiti e lenzuola.

Se il corsetto si rompe, bisogna provvedere a fare subito delle correzioni di emergenza o prendere contatto con l’officina per farlo sistemare: non si deve restare senza corsetto, in pochi giorni si potrebbero vanificare mesi e mesi di lavoro.

Cosa si può fare con il corsetto?

Generalmente i corsetti odierni permettono una buona libertà di movimento. La respirazione non è assolutamente limitata, si può camminare e correre con sufficiente libertà di movimento, e si può frequentare le lezioni di Educazione Fisica scolastica, evitando solo quelle attività che il corsetto le impedisce (es. salto in alto, capriole…) o continuare a praticare sport, salvo diversa indicazione del medico.

I corsetti odierni permettono di continuare a praticare sport e frequentare lezioni di Educazione Fisica

Si può viaggiare in auto senza grossi problemi e intraprendere viaggi in treno o in aereo, magari sedendosi vicino al corridoio, in modo che ogni tanto si possa fare una passeggiata, sgranchire le gambe e cambiare posizione. Ti consigliamo di portare appresso la prescrizione medica e farne una traduzione in inglese. 

Il corsetto si può, e spesso si deve, indossare anche di notte e non dovrebbe provocare problemi di insonnia, se non eccezionalmente nei primi giorni.

Come gestire il busto d’estate

Una domanda che spesso ci viene posta è “Come posso rispettare le ore di indossamento e godermi le vacanze?”

Purtroppo, ridurre le ore di corsetto in una fase in cui la scoliosi è ancora “evolutiva” e tende spontaneamente a peggiorare è rischioso.

È importante infatti che la terapia in corsetto venga seguita tutto l’anno con la stessa precisione e la stessa costanza, sia che ci si trovi a casa o che si affronti un viaggio di pochi giorni o di qualche settimana.

Perché? Il primo motivo è che togliendo il corsetto per molte ore in più o addirittura non indossandolo per qualche giorno si rischia di perdere i risultati conquistati faticosamente i mesi prima.

Inoltre la schiena sfrutta la pausa quotidiana per abituarsi a essere sostenuta in maniera attiva per un certo numero di ore: ritrovarsi all’improvviso da sola, per tante ore in più, potrebbe causare mal di schiena e quindi i giorni di vacanza tanto attesi non sarebbero neanche così belli.

Come gestire quindi le ore di indossamento?

Con il caldo bisogna prendere piccoli accorgimenti per prevenire possibili disturbi: come lavarsi spesso e cambiare la maglietta.

Il bagno, in mare o piscina, non è vietato a chi porta il corsetto: quindi non è necessario ritagliare piccoli momenti alle ore di “libertà”, ma si può fare continuando ad indossare il corsetto. 

Per fare il bagno con il corsetto basta rispettare una piccola serie di accorgimenti, facendo attenzione e ricordando che non tutti i corsetti purtroppo lo permettono.

Ecco 8 semplici regole per poter fare il bagno con il corsetto:

  • Togliere i sensori nel caso in cui il vostro corsetto ne abbia, prima dell’immersione in acqua, avendo cura di non tenerli al sole. Ricordate di riposizionarli al termine del bagno
  • Se fate il bagno in mare sciacquate bene il corsetto con acqua dolce per togliere la salsedine
  • Asciugate bene il corsetto
  • Non utilizzate il phon ad aria calda per asciugare le spinte ed evitate l’esposizione diretta del corsetto al sole estivo. In particolare, il sole può surriscaldare le parti metalliche che oltre a diventare roventi si dilatano
  • Se le spinte sono rivestite con l’alcantara, fatele asciugare molto bene perché questo materiale può rovinarsi facilmente
  • Per una maggiore precauzione, potete rivestire interamente il corsetto durante il bagno con la maglia tubolare elastica
  • Non è possibile effettuare il bagno con il corsetto se la patina che protegge l’addome è in cuoio, materiale che si rovina a contatto con l’acqua. È necessario sostituirla con una in plastica (parlane con il tuo tecnico ortopedico);
  • Evitate di fare il bagno dove non si tocca anche se sapete nuotare!

Testimonianze sull'uso del corsetto

Per concludere questo articolo ci sembra doveroso dare voce a coloro che sono i veri protagonisti di questi percorsi così delicati ed importanti.

Ecco quindi allora una testimonianza di Aury Gymnastics, una ginnasta che molto gentilmente si è resa disponibile per raccontare a tutti noi la sua storia.

Il corsetto: il mio nemico…amico!

22 febbraio, 2021 (11:57) Di: Aury Gymnastics

Non sono nata con la scoliosi, tutto è iniziato all’età di 10 anni quando il pediatra si accorse che la mia schiena non era proprio dritta come tutti gli altri.

Mi consigliò di fare una lastra e da questa venne fuori che avevo un atteggiamento scoliotico, che andava corretto con un po’ di ginnastica correttiva. Andai da un posturologo e in varie sedute, imparai a fare alcuni esercizi che migliorarono la mia postura e il problema sembrava risolto.

Facendo ginnastica artistica a livello agonistico, spesso andavo dal fisioterapista per fare dei controlli e mi vedeva che avevo il fianco un po’ storto. Così un giorno, all’età di 12 anni, parlando con il pediatra, abbiamo deciso di fare una nuova lastra di controllo e abbiamo visto che c’era un principio di scoliosi di pochi gradi che però andava tenuta sotto osservazione.

Ho continuato normalmente la mia attività sportiva, fino a che, un bel giorno, sono iniziati i primi problemi. All’età di 13 anni, mi iniziò un forte dolore alla schiena, nella parte bassa verso il bacino, che mi creò parecchi disturbi durante tutto il campionato agonistico di ginnastica artistica. Un dolore così forte e pungente che ho dovuto allenarmi e gareggiare tutto l’anno con una fascia elastica di contenimento intorno alla schiena…ma non ho mai mollato!

Dopo vari esami per risolvere questo dolore, venne fuori che la mia scoliosi era notevolmente peggiorata ed era passata da pochi gradi a più di 30 grandi in un solo anno. Una brutta “S” che partiva dal bacino e coinvolgeva anche la scapola, tanto brutta da dover mettere subito il corsetto.  Così dopo vari esami e procedure per poter richiedere il busto, all’età di 14 anni ho messo il mio primo corsetto che dovevo tenere per almeno 18 ore al giorno.

Devo dire la verità, il mio primo pensiero non è mai stato quello di dover tenere il busto, anche perché non sapevo cosa volesse dire, ma piuttosto avevo una forte paura di dover smettere il mio amato sport: la ginnastica artistica. Una volta superata questa paura, mi sono rassicurata e ho iniziato a portare il corsetto.

La prima settimana l’ho odiato, l’ho visto come un nemico, non riuscivo a fare niente, non riuscivo a stare in piedi, mi bloccava su tutto, non riuscivo a vestirmi, ad allacciarmi le scarpe, a fare le cose normali che si fanno tutti i giorni nella vita quotidiana… ero arrabbiata!! Arrabbiata di avere la scoliosi, arrabbiata di dover portare il corsetto, arrabbiata di dover sopportare tutto quel dolore…perché proprio a me!?

Ma poi ho capito e mi sono rassegnata…tanto lo avrei dovuto portare comunque….quindi era inutile arrabbiarsi.

La ginnastica in questo mi ha aiutato molto, primo perché è uno sport che mi ha abituato sin da piccola al dolore e al sacrificio e poi perché era la mia unica valvola di sfogo. Durante l’attività sportiva lo toglievo e lo rimettevo subito dopo finiti gli allenamenti.

Non nego che inizialmente ho provato un po’ di disagio e vergogna a portarlo, ma è stata una sensazione che è svanita quasi subito perché ho un carattere che non pensa troppo al giudizio degli altri, piuttosto pensa a star bene con sé stessa.

Oggi ho 15 anni ed è già più di un anno che lo porto.

Ho già cambiato tre corsetti a causa della crescita e a parte il dolore iniziale, perché ci si deve abituare ad un nuovo guscio, tutto successivamente diventa più semplice. Adesso riesco a vestirmi da sola, allacciarmi le scarpe, insomma riesco a fare tutto senza l’aiuto di nessuno. Il fastidio rimane, non è che sparisce, però ho capito che il corsetto è mio amico, non è mio nemico. Un amico che mi aiuta a risolvere un problema, che cerca di non farmi peggiorare, che cerca di farmi avere una schiena più dritta e una linea più bella.

Così ho imparato a conviverci, gli ho dato pure un nome, perché ormai fa parte di me, l’ho chiamato Dori. Ogni tanto lo ringrazio perché insieme allo sport, mi sta facendo venire delle bellissime forme, un bellissimo punto vita che prima non avevo, anche se devo ammettere che spesso ci litigo e non lo sopporto!

Ho imparato a vestirmi nella maniera corretta per far si che si noti il meno possibile, mi sono comprata abiti nuovi e più adatti che mi aiutano a stare bene con me stessa!

E’ già passato più di un anno e sono molto contenta!  Non so ancora quanto lo dovrò tenere dal momento che la mia crescita è appena iniziata, ma so già che ne avrò ancora per un bel po’.

Con il mio racconto, spero di avervi dato un pò di aiuto e di conforto per superare al meglio questo lungo viaggio che state affrontando con impegno e sacrificio, come sto facendo io. Vi saluto, con un messaggio positivo ricordandovi che in fondo al tunnel c’è sempre la luce…quindi non disperate!

Forza e coraggio…non mollate!!

@Aury Gymnastics

Conclusioni sulla scelta del busto ortopedico

La scoliosi idiopatica è una patologia evolutiva che comporta una crescita anomala della colonna vertebrale sui tre piani dello spazio. 

Il trattamento ha l’obiettivo di limitare il naturale peggioramento delle curve e tre sono gli strumenti fondamentali a disposizione: gli esercizi fisioterapici specifici, il corsetto e l’intervento chirurgico.

Il trattamento con busti e/o gessi si prescrive per scoliosi con Angolo di Cobb>15° fino ad arrivare a valori di 40°- 45°, oltre i quali si ritiene necessario l’intervento chirurgico.

Esistono moltissime tipologie di corsetto, da quelli più elastici a quelli super rigidi, ed è compito dell’ortopedico indicare al paziente quale corsetto è più adatto al suo tipo di scoliosi e per quante ore andrà indossato.

Che si tratti di un bambino o di un adolescente, il busto non è mai semplice da accettare per nessuno, e ogni età ha le sue esigenze e i suoi bisogni. 

Per questo motivo è importante che l’ortopedico, il fisioterapista di riferimento, e se necessario lo psicologo, siano un buon supporto per il paziente e lo aiutino ad accettare il corsetto e viverlo come un valido aiuto piuttosto che come un nemico.

In questo articolo abbiamo visto alcuni semplici accorgimenti per rendere il tutto più tollerabile e dei consigli pratici per far si che la terapia sia efficace.

Se dovessi avere qualche dubbio in merito non esitare a contattarci, i fisioterapisti di Fisio Salute Como saranno disponibili a rispondere a ogni tua domanda e a esserti di supporto in questo percorso.

Bibliografia

Irene Saccani

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