Nutrire il proprio intestino: che significa?

Se hai disturbi intestinali, dolore e crampi, oppure sei semplicemente interessato a scoprire in che modo si possa "nutrire" in modo corretto il proprio intestino, questo è l'articolo che fa per te.

April 22, 2022
Nutrizione
Tiziana Ferretti

L'intestino, questo sconosciuto

Spesso si sente dire che “l’intestino è il nostro secondo cervello”.

In effetti, la presenza della flora batterica lo rende fondamentale per adempiere moltissime funzioni.

Molti disturbi comuni nascono proprio da uno squilibrio a livello della flora batterica intestinale, che deve essere “accudita” con una dieta e uno stile di vita corretto.

In cambio, lei ci proteggerà da molte patologie e ci fornirà nutrienti fondamentali per il benessere!

Flora batterica: cos’è e a cosa serve

Nel nostro apparato digerente sono presenti ceppi batterici specifici, con cui conviviamo pacificamente e che ci aiutano in moltissimi aspetti della nostra salute.

Si tratta di una vera e propria simbiosi con circa 400 diversi ceppi (per lo più lattobacilli nell’intestino tenue e bifidobatteri nel colon).

Ecco le principali funzioni di questi microrganismi:

  • Favorire la digestione e l’assorbimento dei cibi: senza il nostro pool batterico intestinale, non sarebbe possibile assimilare nulla. Noi nutriamo la flora e lei nutre noi.
  • Formazione delle feci: anche i materiali di scarto sono frutto del lavoro dei batteri intestinali.
  • Produzione di alcune vitamine (es. vitamina B12 e vitamina K): senza i nostri batteri, non sarebbe possibile raggiungere i corretti dosaggi di questi micronutrienti.
  • Stimolare le difese immunitarie: Il ruolo fondamentale della flora batterica su questo aspetto risulta evidente, ad esempio, quando si assume un antibiotico. Si consiglia, infatti, di assumere fermenti lattici per rimpiazzare i “batteri buoni” che sono stati inevitabilmente decimati dalla cura antibiotica. Anche se il patogeno viene eliminato, il rischio di contrarre un’infezione è molto alto dopo una cura antibiotica, in quanto le nostre difese immunitarie sono più basse, avendo ucciso anche parte della flora batterica. Un caso comune, soprattutto a molte donne, è sviluppare una candida dopo aver assunto antibiotici.
  • Prevenire disturbi intestinali (ad esempio diarrea e stipsi): una buona flora batterica, sana e ben composta, riesce a mantenere l’intestino sempre regolare.
In caso di batteri intestinali poco efficaci, è facile avere stipsi e diarrea

Cos’è la disbiosi intestinale e da cosa dipende

C’è sicuramente una forte componente genetica che regola la composizione del microbiota intestinale. Esiste quindi, nel nostro DNA, una sorta di “prestampato” di come saranno equilibrati tra di loro i vari ceppi batterici (quali saranno preponderanti e quali meno e le zone dell’intestino in cui si troveranno).

Incide molto anche il tipo di parto a cui si è sottoposti alla nascita. Infatti, un parto cesareo fa entrare in contatto il neonato con batteri differenti rispetto a quelli vaginali (per questo motivo, i bambini nati con parto cesareo hanno più probabilità, ad esempio, di sviluppare allergie).

Alle volte, la predisposizione genetica della flora batterica non è ottimale e l’intestino, quindi, non riesce a svolgere le sue funzioni in modo corretto.

In molti altri casi, invece, dei fattori esterni agiscono creando infiammazione, uccidendo alcuni batteri o stimolando la crescita di altri. Tutto ciò porta all’alterazione del delicato equilibro di questo “micromondo”, ovvero ad una disbiosi intestinale.

Di seguito, alcune delle cause più comuni, oltre alla predisposizione genetica già discussa:

  • Terapia antibiotica
  • Infezioni intestinali
  • Abitudini alimentari sbagliate
  • Scarsa attività fisica
  • Stress fisco e psicologico
  • Abuso di farmaci come antidolorifici, lassativi, antidepressivi

Cosa succede se i batteri non ci aiutano più? 

Quando la flora batterica risulta alterata, si parla di disbiosi intestinale. Di seguito, le conseguenze più importanti di uno squilibrio della flora batterica.

  • Disturbi gastro-intestinali: gonfiore addominale, cattiva digestione, meteorismo, nausea, vomito, stitichezza e diarrea.
  • Infezioni vaginali come la candida e altri tipi di disturbi.
  • Disturbi aspecifici, come ad esempio i disturbi del sonno, disturbi dell’umore, predisposizione alle infezioni.
  • Patologie intestinali: diverticoli, morbo di Crohn e, nei casi più gravi, tumori nell’apparato digerente.
  • Disfunzioni nel sistema immunitario: reazioni allergiche e malattie autoimmuni.
Il fatto di avere un'intestino problematico influisce anche molto sull'umore

La dieta per l’intestino

In base al tipo di sintomi, la dieta deve essere specifica. Per questo motivo è sempre fondamentale affidarsi ad un nutrizionista che possa impostare un piano alimentare adatto. In ogni caso, le regole principali per migliorare la salute del proprio intestino sono:

  • Evitare junk food, bibite e snack vari. Scegliere prodotti freschi e biologici, limitando l’utilizzo di alimenti confezionati e industriali.

Tutto ciò che contiene pochi nutrienti e molte sostanze chimiche tende a creare infiammazione a livello intestinale. Anche farine molto industriali e un eccesso di zuccheri sbilancia la flora batterica, rendendo l’intestino meno sano.

  • Buon apporto di fibra (cereali integrali, frutta, verdura)

La fibra presente negli alimenti vegetali va a nutrire la flora batterica. In generale, si consiglia di assumere almeno 30 g di fibra al giorno per mantenere la flora batterica in salute e favorire una buona formazione delle feci.

  • Ridurre glutine e lattosio

Se non si è celiaci o intolleranti al lattosio, non è necessario (e neppure consigliato) togliere completamente glutine e lattosio dalla dieta.

Tenere una bassa frequenza di consumo, comunque, può essere molto salutare per l’intestino. Sono entrambe sostanze che creano un basso grado di infiammazione, anche in soggetti poco sensibili.

  • Bere almeno 2 litri di acqua al giorno

Questa abitudine non serve soltanto per mantenersi ben idratati, ma anche per consentire una corretta funzionalità intestinale.

  • Mangiare lentamente e seduti composti. Non sdraiarsi dopo i pasti.

La postura con cui si mangia, la velocità e lo stato d’animo incidono moltissimo sulla digestione e sulla peristalsi intestinale.

  • Utilizzare ciclicamente probiotici, ovvero fermenti lattici

Devono essere consigliati dal proprio nutrizionista, in modo da utilizzare i ceppi batterici adatti

  • Utilizzare ciclicamente prebiotici

Si tratta di integratori che forniscono nutrimento alla flora batterica. Anche in questo caso è bene farsi consigliare dal proprio nutrizionista.

Fare sport e muoversi ha degli effetti importanti anche sull'intestino

È importante sottolineare che queste sono indicazioni generiche e che, pertanto, non sono sempre adattabili a tutti i casi.

Ad esempio, per alcune tipologie di disbiosi e per alcune patologie, l’utilizzo di abbondante fibra può creare gonfiore e dissenteria. Allo stesso modo, alcuni frutti e alcune verdure tendono a dare molta fermentazione e vanno quindi evitati.

In altri casi ancora, le indicazioni da seguire variano a seconda che la patologia sia in fase acuta o in fase non acuta (ad esempio, un attacco di diverticolite prevede una forte riduzione della fibra, ma nella sua fase non acuta, chiamata diverticolosi, è importante reintegrare una buona dose di frutta, verdura e prodotti integrali per prevenire un futuro attacco).

Infine, non bisogna sottovalutare l’aspetto psicosomatico: in moltissimi casi, non esiste un alimento specifico che crea problemi intestinali, ma l’ansia, lo stress, la mancanza di attività fisica stimolano la produzione di ormoni che agiscono direttamente sulla muscolatura intestinale, portando ad esempio ad eccessivi spasmi del colon (colon irritabile) o produzione non corretta di succhi gastrici (gastrite).

In questi casi è bene affidarsi ad un nutrizionista e ad un gastro-enterologo, oltre che ad uno psicoterapeuta in situazioni particolarmente delicate.

I test delle intolleranze

Quando si ha una problematica gastrointestinale, ciò che va certamente evitato è l’utilizzo di test delle intolleranze non validati (esempio: test chinesiologici o test delle intolleranze proposti nelle farmacie).

Questi test non hanno alcuno studio scientifico a sostegno, e questo significa che non danno alcun tipo di diagnosi reale e non individuano davvero degli alimenti “incriminati” (anche perché, in molti casi, non è un alimento specifico a creare disturbi, ma il problema è proprio la funzionalità intestinale e la composizione della flora batterica).

Il risultato di questi test è che spingono ad eliminare senza una logica molti alimenti, creando diete povere e sbilanciate.

Gli unici test validi sono quelli per l’intolleranza al lattosio (breath test), gli esami specifici per la celiachia e per la disbiosi intestinale, oltre a tutti i test allergologici.

Affidandovi ad uno specialista, vi verranno consigliati solo esami che hanno un riscontro scientifico.

Conclusioni sul benessere del proprio intestino

Insomma, il nostro intestino è un mondo delicato su cui agiscono moltissimi fattori esterni.

Per curarlo, non è sufficiente prendere integratori o seguire delle linee guida generiche, ma con l’aiuto di un nutrizionista e/o di un gastroenterologo si può individuare l’origine del problema, essere indirizzati a svolgere gli esami più adatti e validati e impostare una dieta specifica.

E tornerete a fare pace con la vostra flora batterica!

Bibliografia

Tiziana Ferretti

Laureata triennale in Scienze Biologiche e laureata magistrale in Biologia applicata alle Scienze della Nutrizione presso l’Università degli studi di Milano. Regolarmente iscritta all’Ordine dei Biologi, ha inoltre conseguito il titolo di Expert in Sport Nutrition presso SANIS (Scuola di Nutrizione e Integrazione nello Sport), nella sede di Pavia.

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