La dieta del gruppo sanguigno

La dieta del gruppo sanguigno è uno stile alimentare proposto dal naturopata James D’Adamo. Il principio sul quale si basa è l’individuazione di un piano alimentare sulla basa del gruppo sanguigno della persona. Ma su quali studi si basa? e funziona davvero? In questo articolo ti dirò quello che c'è da sapere.

January 9, 2022
Nutrizione
Roberto Serreli

Che cos’è la dieta del gruppo sanguigno?

La dieta del gruppo sanguigno è uno stile nutrizionale con finalità salutistiche e spesso intrapreso a scopo dimagrante, che promuove scelte alimentari fresche, naturali e soprattutto personalizzate in base al gruppo sanguigno di appartenenza.

Lo scopo è quello di abbracciare un’alimentazione quanto più naturale e simile a quella con cui l’uomo e i relativi gruppi sanguigni si sarebbero evoluti, evitando gli alimenti che, per una serie di reazioni biochimiche a livello cellulare, porterebbero all’instaurarsi di malattie e cancro.

Sembrerebbe finalmente che si sia trovata una soluzione definitiva, fondata su chiare basi scientifiche e addirittura specifica per il sangue di ognuno di noi… peccato che non sia proprio così!

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Medici e Nutrizionisti sono sempre accanto a noi per la ricerca della Salute

Questo stile alimentare è stato per la prima volta ideato dal medico naturopata americano James D’Adamo nel lontano 1957 e successivamente approfondita dal figlio, anch’egli naturopata, Peter D’Adamo.

Quest’ultimo, sulle orme del padre, ha continuato il suo percorso di ricerca e nel 1996 ha pubblicato il libro contenente le loro teorie “Eat right for your type”, ovvero “mangia gli alimenti giusti in base al tuo gruppo sanguigno”, tradotto in più di 60 paesi e venduto in milioni di copie.

Anche in Italia la dieta del gruppo sanguigno ha riscosso un enorme successo, grazie al dottor Pietro Mozzi, definito dai suoi sostenitori “il medico secondo natura”, il quale, tra un’apparizione televisiva e l’altra, ha reso famoso questo regime alimentare, pubblicando nel 2012 il suo libro “La dieta del dottor Mozzi. Gruppi sanguigni e combinazioni alimentari”.

Ma andiamola a scoprire e analizzare nel dettaglio!

Su quali principi si basa la dieta del gruppo sanguigno?

Il principio fondamentale su cui si basa la dieta del gruppo sanguigno proposta da D’Adamo è la stretta connessione che ci sarebbe tra l’appartenenza ad un determinato gruppo sanguigno, la dieta e la salute.

Secondo il naturopata, infatti, l’interazione tra gli alimenti e specifiche molecole presenti nel sangue, sarebbe in grado di influenzare fortemente il metabolismo e la tollerabilità agli alimenti stessi.

La teoria di D’Adamo (come approfondiremo poi, da lui stesso inventata) afferma che i quattro gruppi sanguigni umani sarebbero comparsi e si sarebbero diversificati seguendo una particolare successione. Nel corso delle ere evolutive dell’uomo e quindi di pari passo con l’evoluzione del suo stile di vita e della sua alimentazione.

D’Adamo ritiene, infatti, che il primo gruppo sanguigno ad essere comparso sarebbe il gruppo 0, quello più antico e ancestrale!

Il gruppo originario da cui si sarebbero diversificati e evoluti tutti gli altri: dapprima il gruppo A, poi il B e infine quello AB, il più recente.

Ciascuno di questi gruppi si sarebbe evoluto in un’epoca diversa e caratterizzata da uno stile alimentare diverso.

Di conseguenza, sempre secondo la teoria D’Adamo, ognuno dei quattro gruppi sanguigni umani sarebbe associato ad un tipo di alimentazione ad esso specifica e naturalmente adatto, in relazione all’epoca in cui sarebbe comparso.

Sulla scia del pensiero di D’Adamo, il dottor Mozzi, anch’egli convinto della stretta relazione tra alimentazione, gruppo sanguigno e salute, e in particolare della sua influenza sul sistema immunitario, ha approfondito la teoria di questo regime alimentare. Nello specifico ha stilato per ogni gruppo sanguigno 3 liste contenenti gli alimenti che, secondo lui, sarebbero benefici, nocivi o neutri per ciascun gruppo.

Ma come farebbero gli alimenti a influenzare la salute delle persone in dipendenza al loro gruppo sanguigno?

La risposta, secondo la teoria della dieta del gruppo sanguigno, risiederebbe in particolari proteine contenute nei cibi stessi, le lectine.

Le lectine, infatti, sono molecole in grado di identificare e legare specifici zuccheri presenti a livello cellulare e proprio per questa loro capacità vengono utilizzate in laboratorio per caratterizzare i diversi gruppi sanguigni.

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Il mais è un alimento che contiene lectine

D’Adamo, evidentemente impressionato da questa notizia, ha quindi ipotizzato che siano queste molecole le responsabili delle intolleranze alimentari e dei conseguenti stati di infiammazione e patologie croniche.

In particolare, D’Adamo ha pensato che specifiche lectine alimentari, posano legare gli antigeni presenti sui globuli rossi che determinano il gruppo sanguigno, causandone agglutinazione. Di conseguenza ogni persona, in relazione al proprio gruppo sanguigno, dovrebbe essere intollerante nei confronti di determinate lectine e degli alimenti corrispondenti.

Quali sono le indicazioni nutrizionali? Cosa posso mangiare?

Per la dieta del gruppo sanguigno non esistono schemi alimentari o menu prestabiliti. Alle persone vengono solamente presentati i principi cardine di una sana alimentazione secondo D’Adamo e Mozzi e le liste di alimenti che dovrebbero quotidianamente mangiare e quelli che dovrebbero assolutamente evitare.

Secondo le teorie della dieta del gruppo sanguigno di D’Adamo e Mozzi, si possono distinguere 4 stili alimentari.

La dieta del gruppo 0

Il gruppo 0 sarebbe quello più antico, l’originario da cui si sarebbero evoluti tutti gli altri gruppi, ovvero quello tipico del primissimo antenato umano, il “cacciatore-raccoglitore”. Per questo motivo la sua alimentazione dovrebbe essere basata principalmente sul consumo di carne. L’agricoltura non era stata ancora inventata, quindi niente pasta! Infatti, risulterebbe fortemente intollerante al glutine e i cereali compaiono nella lista degli alimenti nocivi.

La dieta del gruppo A

Il gruppo A sarebbe stato il secondo gruppo a comparire e si sarebbe evoluto in concomitanza dell’introduzione dell’agricoltura. Questo gruppo, infatti, sarebbe quello tipico del “coltivatore”, la cui alimentazione dovrebbe essere basata su alimenti vegetali, tra cui frutta, ortaggi, cereali e legumi. Nella lista degli alimenti nocivi, invece, troviamo carne, insaccati e alcuni formaggi.

La dieta del gruppo B

Il gruppo B sarebbe quello che caratterizzava le popolazioni di “allevatori nomadi” e per questo motivo dovrebbe essere l’unico a trarre benefici dal consumo di latte e latticini, ma può consumare anche carne, cereali e verdure. Tra gli alimenti nocivi ci sarebbero però grano saraceno, arachidi e cibi a base di frumento.

La dieta del gruppo AB

Il gruppo AB è considerato da D’Adamo il gruppo “enigmatico” perché sarebbe stato l’ultimo a comparire, il più recente e con caratteristiche intermedie tra A e B. Per questo motivo potrebbe consumare con moderazione un po’ tutti i cibi, animali e vegetali, dando particolare importanza agli alimenti per lui benefici (pesce, tofu, verdure a foglia e alghe) ed evitando quelli nocivi (grano saraceno, fumento, mais e fagioli).

Da sottolineare che sia D’Adamo che Mozzi, invitano le persone ad abbandonare gli alimenti confezionati e processati, cibi pronti e bevande zuccherate, prediligendo cibi freschi e scelti in base alla stagionalità… la scoperta dell’acqua calda?

Inoltre, vengono indicate le combinazioni alimentari e le modalità di preparazione e cottura, che procurerebbero benefici.

La dieta del gruppo sanguigno funziona? Testimonianze e prove scientifiche

Le testimonianze che si possono ritrovare sul web riferiscono per la maggior parte esperienze molto positive: da soggetti che sono riusciti a tenere una patologia sotto controllo a persone che abbracciando la dieta del proprio gruppo sanguigno sono riusciti a perdere i Kg di troppo.

Ma il punto è: i presunti effetti benefici sono davvero da imputare alla corretta associazione alimentazione-gruppo sanguigno come racconta D’Adamo? La dieta del gruppo sanguigno è vera?

Per rispondere a queste domande basta ampliare un attimo la visione delle cose, guardando il quadro d’insieme della questione…

Le persone che decidono di intraprendere la dieta del proprio gruppo sanguigno, in realtà non stanno facendo altro che scegliere più accuratamente e in modo più consapevole rispetto a prima gli alimenti che mangiano, eliminando soprattutto tutti quei cibi oggettivamente malsani, come merendine confezionate e bevande zuccherate.

Alimenti sfiziosi come patatine, pretzel e cioccolato possono sembrare cibi con buon potere nutrizionale, ma non dobbiamo mai abusarne

L’attenzione verso l’interazione biochimica degli alimenti con il proprio gruppo sanguigno (scientificamente infondata, peraltro) non è dunque la ragione di questi miglioramenti!

Inoltre, vista la comprovata correlazione tra gruppo sanguigno di appartenenza a suscettibilità più o meno marcata vero certi tipi di patologie (come malattie cardiovascolari, diabete, cancro), gli scienziati si sono impegnati per indagare se effettivamente ci potrebbe essere una correlazione tra alimentazione, salute e gruppo sanguigno.

Studi scientifici sulla dieta dei gruppi sanguigni: vero o falso?

Uno studio osservazionale del 2013 ha raccolto dati sulle abitudini alimentari, sui parametri indicatori di salute (peso, indice di massa corporea, circonferenza della vita, colesterolo) e sui gruppi sanguigni di appartenenza di un campione di 1455 persone. I risultati hanno chiaramente smentito la teoria di D’Adamo.

Infatti, tutte le persone che seguivano abitualmente una dieta riconducibile a quella del gruppo A (prevalentemente vegetariana, con poca carne) avevano parametri di salute migliori rispetto agli altri, indipendentemente dal gruppo sanguigno!

Un altro studio del 2018, questa volta d’intervento, ha preso un campione di quasi 1000 persone sovrappeso e con abitudini alimentari scorrette, a cui sono state date indicazioni alimentari salutari generiche, spiegando cosa mangiare di più, cosa di meno e cosa evitare.

Dopo 6 mesi, ciò che è emerso è che chi aveva seguito una dieta più simile a quella di tipo A aveva maggiormente migliorato i propri parametri, ma anche chi aveva seguito una dieta più simile a quelle di tipo B e O, in tutti i casi indipendentemente dal proprio gruppo sanguigno.

Cosa possiamo evincere riguardo la dieta dei gruppi sanguigni?

Prima di tutto che è definitivamente demolita la teoria di D’Adamo: non esistono correlazioni tra specifici alimenti e il gruppo sanguigno di appartenenza.

I miglioramenti che ci sono stati erano indipendenti dal proprio gruppo sanguigno, ma erano da attribuire solamente ad un miglioramento complessivo delle scelte alimentari e delle abitudini nutrizionali, come l’eliminazione di certi cibi confezionati e smodatamente zuccherati… niente di nuovo insomma!

Inoltre, bisogna sottolineare il fatto che in realtà, le lectine sono contenute nella stragrande maggioranza degli alimenti che mangiamo quotidianamente e non è stato dimostrato nessun effetto nocivo per la salute e di agglutinazione dei globuli rossi.

La ciliegina sulla torta che fa cadere l’intera idea partendo dal suo principio iniziale, però, riguarda proprio la teoria evolutiva dei gruppi sanguigni. I geni che regolano i gruppi sanguigni, infatti, non sono un’esclusiva umana, ma ci sono anche in tanti altri animali: primati, mammiferi e anche anfibi.

Questo significa che in realtà la diversificazione dei gruppi sanguigni è apparsa milioni di anni prima che comparisse il genere Homo e i primi “cacciatori-raccoglitori”!

Inoltre, è stato dimostrato che i primi gruppi sanguigni comparsi siano stati A e B e solo successivamente, per una loro mutazione, il gruppo 0!

Tutti gli esperti della comunità scientifica sono d’accordo e cade quindi l’intera teoria della dieta del gruppo sanguigno proposta da D’Adamo: non vi sono evidenze scientifiche che dimostrano la correlazione tra alimentazione, salute e gruppo sanguigno. Tutti gli studi hanno dimostrato che i miglioramenti salutistici che seguono la dieta sono indipendenti dal gruppo sanguigno di appartenenza.

Rischi ed effetti collaterali della dieta del gruppo sanguigno

Dal punto di vista di un nutrizionista professionista, in questo caso, l’aspetto più negativo della dieta del gruppo sanguigno è la totale disinformazione alla quale vanno incontro le persone che vorrebbero migliorare la propria salute.

Si tratta solamente di una storiella suggestiva, resa affascinante dalle presunte spiegazioni pseudo-scientifiche e biochimiche su cui si basa.

Dal punto di vista nutrizionale, il rischio maggiore per la salute è quello di andare incontro a delle carenze e agli stati patologici ad esse correlate. Basti pensare al calcio contenuto in latte e derivati, che potrebbero consumare solo le persone del gruppo B, o all’eccessiva limitazione dei prodotti animali suggerita al gruppo A che, senza un’adeguata supervisione professionale, potrebbe portare a carenze di ferro, vitamina B12 e grassi omega3.

Anche per quanto riguarda la dieta prevalentemente carnivora del gruppo 0 ci potrebbero essere implicazioni dannose per la salute, a causa della sua natura iperproteica e dell’eccessivo consumo di carne.

Conclusioni sulla dieta del gruppo sanguigno

Concludiamo dicendo che è vero, l’essere umano ama spiegazioni semplici, classificazioni lineari e correlazioni causa-effetto dirette.

Soprattutto nel campo dell’alimentazione, l’uomo ricerca teorie dietetiche che diano l’illusione di essere personalizzate e fatte su misura per il proprio corpo, meglio ancora se rimandano all’idilliaco concetto del “ritorno alla natura”.

Teorie che diano la sensazione di essere sicure e basate sulla scienza, ancor di più se raccontate, come in questo caso, da medici, ovvero figure che dovrebbero garantire il benessere delle persone prima di ogni guadagno.

È più difficile per le persone seguire le raccomandazioni ufficiali, più libere e generali, della sana alimentazione, perché la troppa libertà è percepita come perdita di controllo e quindi inefficacia.

È qui che diventa importante la figura del nutrizionista professionista, che intraprende con le persone che gli si affidano un percorso fatto di crescita, educazione e consapevolezza, per guidarle verso la graduale costruzione di sane e forti abitudini alimentari e comportamentali, che si trasformeranno successivamente in uno stile di vita realmente sano e in un sostanziale miglioramento della qualità di vita.

Bibliografia

Roberto Serreli

Ha conseguito la Laurea in Biologia Sperimentale ad indirizzo Bio-Sanitario presso l'Università degli Studi di Cagliare e, successivamente, la Laurea magistrale in Biologia Applicata alle Scienze della Nutrizione presso l'Università degli studi di Milano. Ha ampliato la formazione con il conseguimento del Master di II livello in Nutrizione Umana e Perfezionamento Universitario in Massa magra, metabolismo proteico e aminoacidico presso l'Università degli studi di Pavia.

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