Il mal di schiena nella pallavolo

Nei pallavolisti questo problema ha un’alta incidenza, a causa dei gesti tecnici propri di queste attività e alla quantità di allenamento alla quale sono sempre più sottoposti gli atleti. A seconda della causa d’insorgenza e a come viene curato, il mal di schiena può durare da alcuni giorni nei casi più semplici, fino a 3-4 settimane o più. Come curarlo al meglio?

December 20, 2021
Fisioterapia
Daniele Matarozzo

Quali sono le cause del mal di schiena?

Mentre la lombalgia generalmente ha una insorgenza che dipende da molti fattori, nella pallavolo le cause più frequenti vanno ricercate in fattori meccanici o traumatici.

I movimenti tipici di questo sport, cioè la flesso/estensione, la rotazione, il salto e i cambi di direzione sono generalmente svolti con esplosività e in abbinamento tra loro e vengono ripetuti molte volte per ogni singola seduta di allenamento o partita.

Per sopportare in intensità e durata nel tempo questi stimoli senza accusare problemi sono richieste all’atleta ottima forza ed elasticità muscolare e una equilibrata mobilità articolare.

Nel caso sia presente rigidità articolare dorsale, delle spalle, delle anche o debolezza e/o poca elasticità dei muscoli del core, degli arti inferiori e superiori si andrà più facilmente incontro a problematiche meccaniche di sovraccarico delle strutture della zona lombare.

Potranno essere quindi coinvolti legamenti, muscoli, tendini, dischi intervertebrali, capsule articolari e nervi.

Ti sei mai accorto di come un infortunio in un punto (ad esempio, alla spalla) possa nel medio-lungo periodo causarti un sovraccarico in una zona distante (ad esempio, la parte bassa della schiena)?

Quali fattori influenzano il mal di schiena?

Ci sono dei fattori che possono influire negativamente sulla capacità di sopportare e gestire i carichi ed aumentare il mal di schiena.

Alcuni di questi sono:

  • Eccessiva sedentarietà o sovrappeso (più frequenti nei non professionisti)
  • Cattiva preparazione fisica
  • Scarsa padronanza del gesto tecnico
  • Gestione errata o assente del riposo nei programmi di allenamento

Come si manifesta il mal di schiena nel pallavolista?

Escludendo la problematica di tipo strettamente traumatico, che richiederebbe approfondimenti e considerazioni particolari, ti voglio inquadrare i sintomi del mal di schiena di origine meccanica.

La fase acuta

Il dolore è inizialmente localizzato e poco limitante, ma può intensificarsi e bloccare alcuni movimenti via via che il carico lavorativo aumenta.

La situazione normalmente tende a peggiorare a freddo, dopo qualche ora dalla fine dell’attività o il giorno dopo.

Il sintomo doloroso sicuramente è molto importante e diffuso e può limitare semplici movimenti della vita quotidiana, come

  • piegarsi a raccogliere oggetti
  • allacciarsi le scarpe
  • raddrizzarsi
  • alzarsi da seduti o dal letto

Questo per via di un’azione protettiva messa in atto dal nostro corpo. Questa fase può durare fino a 48-72 ore nei casi più semplici, per esempio in presenza dei DOMS (il classico dolore muscolare che senti nei due giorni successivi ad un allenamento intenso), fino a 7-10 gg se si ha invece avuto un carico meccanico strutturale troppo intenso.

La conseguenza sarà una infiammazione articolare e/o muscolare con spasmo muscolare protettivo e blocco articolare.

Nel caso di problematica più grave, con l’interessamento di un nervo, questa fase può durare anche qualche settimana, con effetti negativi sul sonno e su una buona parte delle attività quotidiane.

Hai mai avuto la sofferenza al nervo sciatico? Conosci qualcuno a cui si è infiammato? Saprai quindi quanto è limitante questa condizione.

La fase sub-acuta del mal di schiena

In questo stadio il processo infiammatorio si è sicuramente ridotto o è totalmente scomparso a riposo, ma il dolore si manifesta in zone ben definite nell’esecuzione di specifici movimenti, (i movimenti provocativi), o quando carico e velocità di esecuzione non sono adatti alla capacità di sopportazione del tessuto interessato.

I movimenti possibili liberi da dolore sono aumentati, sono di maggior ampiezza e qualitativamente iniziano ad essere più accurati, anche se può essere ancora ancora in atto un’attività protettiva del nostro sistema (contratture e spasmi muscolari).

La gestione dell’atleta con mal di schiena

In base a quanto presentato finora sembrerebbe tutto semplice e lineare, ma così non è. Spesso le situazioni con cui si ha che fare sono difficili da indagare e soprattutto da interpretare se non si ha una formazione specifica.

Qui entra in gioco il ruolo del Fisioterapista, figura importante a tutti i livelli per la corretta gestione dell’atleta infortunato.

Nella lombalgia risulta fondamentale essere tempestivi nel valutare correttamente le problematiche per evitare situazioni che si prolunghino per troppo tempo e recuperare l’atleta rapidamente.

Fattori che possono compromettere o ritardare la guarigione dell’atleta sono, tra l’altro:

  • autogestione
  • aspettare la guarigione spontanea
  • utilizzo esclusivo di farmaci
  • riposi troppo prolungati
  • assenza totale di riposo

Il fisioterapista attraverso una valutazione precoce in fase acuta è in grado di verificare l’entità e le principali cause del problema, gestendo in maniera ottimale l’eventuale stop dall’attività agonistica ed il livello di carico da applicare alle strutture interessate.

In questa fase si interviene normalmente con una momentanea e breve sospensione pressoché totale dall’attività sportiva, con un abbinamento di tecniche di Terapia Manuale (massaggi, mobilizzazioni, manipolazioni) e Terapia Strumentale allo scopo di ridurre il dolore sulla zona lombare irritata e accelerando la fisiologica guarigione dal mal di schiena.

Non necessario e poco significativa è l’esecuzione di esami di diagnostica come radiografie e risonanza magnetica, utili solo in situazioni più gravi o se alla base del problema vi è stato un trauma di gioco.

Una terapia farmacologica può essere d’aiuto ma non è indispensabile e deve essere eseguita esclusivamente dietro indicazione medica.

La fisioterapia dopo la fase acuta del mal di schiena

Passata la sintomatologia acuta si procede poi con l’esposizione graduale e controllata dell’atleta alla sollecitazione delle strutture anatomiche del tratto lombare tramite esercizi specifici per il tipo di problema e preparatori al gesto tecnico.  

Sedute di terapia manuale ed esercizi di mobilizzazione articolare e esercizi attivi a basso carico in condizioni facilitanti e senza dolore possono essere indicati per accelerare il recupero muscolare o migliorare la qualità del movimento, lavorando su rigidità articolare e tono muscolare.

Molto utile allo scopo di gestire i carichi e per la ripresa del movimento rapidamente può essere l’idrokinesiterapia, le cui caratteristiche sono state descritte bene in un precedente articolo.  

In questa fase è già possibile rientrare ad allenarsi con il resto della squadra eliminando le attività provocative o riducendone semplicemente la ripetitività nel tempo e/o l’esplosività.

Sarà quindi auspicabile aspettare a introdurre schiacciate, battute, tuffi e salti o eventualmente eseguirli in situazioni controllate e in modalità attenuata.

ll ritorno in campo

Il momento del ritorno in campo è molto delicato perché in questo step l’equilibrio è precario e se si eccede nei carichi e si affrettano troppo i tempi è facile regredire velocemente alla fase acuta, con un impatto negativo sull’atleta anche a livello psicologico.

Nella fase finale di recupero, a scopo anche di prevenzione di possibili recidive, riveste un ruolo fondamentale un programma specifico. A livello di mobilità, concentrati su:

  • anche
  • colonna lombare
  • colonna dorsale

Per quanti riguarda il rinforzo, non dimenticarti di

  • core stability  
  • forza del tronco in situazioni statiche
  • esercizi dinamici
  • attività funzionali al ruolo ricoperto in campo

Tra i non professionisti potrà essere necessaria anche una revisione del gesto tecnico.

Sempre in ambito preventivo importanti, spesso trascurati e mal gestiti, sono il riscaldamento pre-gara e il riposo.

Il primo per permettere un lento adattamento dei tessuti biologici allo sforzo, e il secondo per dare la possibilità agli stessi di avere un buono e completo recupero prima di un successivo carico.

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Daniele Matarozzo

Fisioterapista dal 2007, specializzato in Terapia Manuale e Manipolativa e in Fisioterapia per lo Sport. Dal 2015 al 2021 sono stato il fisioterapista della Nazionale Italiana di Pallavolo. Dal 2017 ho dato vita al Gruppo Fisio Salute, di cui sono co-titolare.

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