Il dolore al tendine di achille

Quando il tendine inizia a far male, di solito per un pallavolista inizia un periodo problematico fatto di cure basate sul sintomo e sul riposo. Ma come si cura davvero una tendinopatia? Con l'esercizio! E in questo articolo ti spiego meglio come e perché.

December 20, 2021
Fisioterapia
Daniele Matarozzo

Quando il tendine soffre?

La patologia che colpisce i tendini nella maggior parte dei casi è definita tendinopatia; altre patologie tendinee sono dette

  • tendinite: uno stato infiammatorio acuto di sofferenza del tendine
  • tenosinovite: l’infiammazione della membrana che avvolge il tendine
  • rottura (parziale o completa) del tendine

Cos’è la tendinopatia?

Il termine tendinopatia ha sostituito quello più comunemente usato (ma  in modo erroneo) di tendinite.

Infatti, è vero che il tendine va incontro a infiammazione e spesso è quest’ultima a dare il via alla degenerazione effettiva.

Ma è vero anche che all’interno dei tendini sofferenti spesso mancano le sostanze tipiche dei processi infiammatori.

Invece vi è una riorganizzazione disfunzionale delle componenti del tendine stesso, che viene appunto definito ‘degenerato’.  In parole povere, le fibre che compongono il tendine si dispongono non in maniera lineare ed omogenea, ma in disordine, come se fossero un gomitolo.

Non è proprio il massimo, potrai intuire facilmente...

Per tendinopatia si intende quindi una situazione nella quale il tendine soffre, presenta modificazioni a livello strutturale e può dare dolore (attenzione: può dare dolore significa che non sempre lo dà).

Ci sono tendini che soffrono, degenerano e addirittura arrivano a rompersi senza mai aver manifestato alcun fastidio/dolore.

Ma non voglio spaventarti, stai tranquillo!

ragazza effettua una difesa a pallavolo lanciandosi in avanti per colpire la palla in bagher. Potrebbe avere dolore al tendine di achille
Il gesto della difesa mette sotto stress il tendine di Achille. Se hai dolore al tendine, potresti avere grosse difficoltà in questo fondamentale di gioco.

Quali sono le cause del dolore al tendine?

Causa e fattori di rischio per lo sviluppo della tendinopatia sono spesso legati ad un cambiamento nel carico che quel tendine sopporta (magari cambiando calzature o superfici di gioco/allenamento). Il più delle volte si parla di un cambiamento notevole, definito perciò overuse, cioè sovraccarico.

Esso può essere determinato in diverse modalità, ad esempio:

  • una singola sessione ad alta intensità (più alta del normale)
  • una singola sessione dove vengono richiesti task motori impegnativi nell’ultima parte dell’allenamento
  • multiple sessioni ravvicinate (come nel pre-season)

Ma il carico non è l’unico fattore che determina l’insorgenza della tendinopatia. Infatti è stato riscontrato che persone con tendinopatia avessero ridotto controllo del movimento dell’arto affetto nonché una alterata funzione della zona di passaggio tra muscolo e tendine.

Questo determina una minor capacità del tendine di generare forza e di sopportare gli stress.

Ciò che tuttavia ad oggi non possiamo sapere per certo è se questi  fattori siano causa della tendinopatia o conseguenza della stessa. Insomma, è nato prima l’uovo o la gallina?

Ultimi aspetti che vanno tenuti in considerazione come fattori di rischio sono, ad esempio:

  • il profilo genetico (e quello non può essere cambiato)
  • il fatto di essere sovrappeso
  • l’essere di sesso maschile

A proposito dei fattori di rischio legati al sesso dell’atleta, c’è da dire che gli uomini sono più a rischio delle donne, soprattutto fino ai 30 anni, poiché gli estrogeni sono protettivi per i tendini.

Dalla menopausa in poi, invece, il sesso femminile è più a rischio di sviluppare sofferenza dei tendini rispetto ai pari età maschi.

Due ragazze giocano a beach volley. Durante il salto sotto rete, potrebbero avere dolore al tendine di Achille
Spesso nel pre-season si abusa di attività stressanti come il beach volley. Un aumento improvviso del numero di salti può portare alla comparsa di dolore al tendine di Achille

Il riposo serve per guarire dal dolore al tendine?

Un consiglio che è sempre stato erroneamente dato, come spesso, peraltro, avviene per la maggior parte dei disordini muscoloscheletrici, è quello di riposare: se il tendine fa male vuol dire che è infiammato e va tenuto a riposo… quante volte lo hai sentito dire?

Questo è un concetto obsoleto, vecchio, sbagliato.

Il tendine, come dicevo sopra, è una struttura viva, e come tutte le strutture del nostro corpo risponde agli stimoli che riceve.

Se viene utilizzato migliora la propria struttura, organizzazione, funzione; se, viceversa, non viene sollecitato, perde in struttura, organizzazione, funzione.  

Come posso quindi curare un dolore al tendine?

E’ pur vero che un tendine tenuto a riposo realisticamente smetta di far male…ma il problema esiste comunque, perché non appena tornerai a caricarlo avrai nuovamente dolore.

Quindi, qual è la strategia più corretta per la gestione del dolore tendineo?

Date le considerazioni di cui sopra, data la consistenza e la mole di letteratura a supporto di ciò, la modalità migliore per la riabilitazione nelle tendinopatia può essere racchiusa in 2 semplici parole inglesi: LOAD IT! (cioè, letteralmente, “caricalo”!)

Bisogna

  • ricondizionare il tendine
  • migliorare la sua sopportazione allo stress cui deve e dovrà essere sottoposto
  • rinforzarlo ed aumentare la sua capacità di carico

C’è da fare una precisazione, riprendendo un passaggio sopra citato: il tendine è una struttura poco vascolarizzata, cioè riceve poco sangue.

Per questo motivo le modificazioni strutturali, ovvero i cambiamenti/miglioramenti del tessuto tendineo, richiedono diverso tempo.

Questo non significa che il dolore non migliorerà finché esse non avranno luogo, al contrario: ci sono ancora aspetti nella fisiologia, patologia, neurofisiologia dei tendini che non ci sono del tutto chiari.

Quello che sappiamo per certo è invece che il tendine può migliorare la propria funzione ed il dolore può ridursi o scomparire del tutto, anche nel momento in cui i cambiamenti strutturali non sono effettivamente avvenuti.

In parole povere, puoi avere ancora le fibre del tendine disposte in maniera random, tipo gomitolo, ma avere una buona funzionalità e zero dolore.

Direi un bel compromesso, vero?

Questo è estremamente vantaggioso, perché una persona, un atleta che soffre di tendinopatia si rivolge al fisioterapista per il dolore, non perché sospetta alterazioni strutturali delle fibre di collagene che costituiscono il tendine stesso.

Quindi sarà tanto più collaborativo nel programma riabilitativo e tanto più soddisfatto quanto prima risolve la sintomatologia dolorosa!

E gli esercizi? Servono?

Nel programma di carico e di fisioterapia, devo farti presente un altro aspetto.

La domanda è la seguente: gli esercizi da svolgere devono essere accompagnati o meno da dolore nell’esecuzione degli stessi?

Alcuni studi di particolare rilevanza scientifica su questo argomento hanno sottolineato come il dolore (che in certi casi è comunque inevitabile) non è un segnale rispetto al quale prendere le distanze.

Non è qualcosa da evitare a priori, ma va saputo tenere sotto controllo.

L’esercizio ideale può determinare dolore purché esso sia tollerabile.

Ricorda dunque di quanto sia importante dare uno stimolo adeguato, anche doloroso: l’optimal loading, cioè il carico ottimale, in questo caso determina il vero miglioramento del tessuto tendineo, in quanto promuove una produzione di collagene più resistente, una migliore organizzazione del collagene, il rilascio di fattori di nutrimento.

Viceversa, fare troppo poco (il riposo assoluto, ad esempio) o fare troppo superando la soglia di tollerabilità va a determinare effetti negativi sul tendine, che degraderà.

Il ruolo del fisioterapista nella gestione del dolore al tendine

Anche da questo punto di vista, l’importanza che riveste un fisioterapista competente nella gestione della tendinopatia è cruciale: gli esercizi magari possono sembrare ripetitivi, possono essere presi da YouTube da vari tutorial, possono sembrare scontati…

Ma non è l’esercizio di per sé a rappresentare la riabilitazione nella tendinopatia.

E’ tutto un insieme di fattori che va conosciuto (e bene), senza tralasciare nessun dettaglio.

Ogni particolare può essere veramente importante, ogni dettaglio va osservato con attenzione, ed è componente indispensabile perché l’obiettivo del pallavolista venga perseguito.    

E quindi, in ultima analisi, possiamo dire quale è l’esercizio migliore per la riabilitazione del tendine? Secondo quali modalità? Concentrico, isometrico, eccentrico? A basso carico o magari ad alto carico ma con poche ripetute? Non si può rispondere in maniera univoca, non ce n’è uno che è sempre migliore dell’altro.

Questo è un aspetto che deve valutare il fisioterapista insieme al proprio atleta, sulla base della condizione clinica, delle preferenze, delle possibilità , di tanti altri aspetti che riguardano l’atleta stesso e di cui il fisioterapista deve tenere conto nella pianificazione del programma riabilitativo.  

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Daniele Matarozzo

Fisioterapista dal 2007, specializzato in Terapia Manuale e Manipolativa e in Fisioterapia per lo Sport. Dal 2015 al 2021 sono stato il fisioterapista della Nazionale Italiana di Pallavolo. Dal 2017 ho dato vita al Gruppo Fisio Salute, di cui sono co-titolare.

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